«Voglio dire a tutte le giovani donne che troverete persone sul vostro cammino che cercheranno di prendersi il vostro successo o il merito delle vostre conquiste. Ma se vi focalizzerete sul lavoro, un giorno vi renderete conto che il merito di chi siete sarà stato solo vostro». Con queste parole Taylor Swift ritira il Grammy per il miglior album dell’anno. Ma noi donne lo abbiamo davvero capito?
Era il 2007 ed ero un’entusiasta e giovane HR Manager. Ricevo la telefonata del mio capo, Vice Presidente Risorse Umane, dall’Inghilterra, che mi comunica la valutazione della mia performance review: avevo ottenuto il massimo della valutazione ed ero risultata la migliore rispetto a tutto il team italiano e la migliore del team HR a livello europeo. “You deserved it, Francesca”, te lo meriti e nessuno ti ha regalato nulla, mi dice. È vero, me lo meritavo. Due episodi ultimamente mi hanno fatto pensare a quell’episodio.
Due interviste degli ultimi giorni mi hanno riportato alla mente il perché il tema del personal brand al femminile sia così di rilievo. Shonda Rhimes (sceneggiatrice, regista e produttrice cinematografica di serie come Grey’s Anatomy e Scandal) ha ricevuto un premio al PGA (Producer Guild Awards) con queste parole: “Ho creato il contenuto che volevo vedere e che sapevo fosse giusto mostrare. Quindi mi state premiando per essere me stessa, se è così me lo merito tutto”. Claudia Parzani – avvocato partner di Linklaters e presidente di Valore D – in un’intervista ha dichiarato: “Devo ammettere che è un riconoscimento che mi sento cucito addosso”.
Pe me le parole di quel 2007 furono l’avvio di una riflessione sulla consapevolezza del raccontarsi, offline come online. Riflessione che poi è diventata la mia professione.
Impariamo a raccontarci, anche online
In questi anni ho seguito molte donne in percorsi di personal branding coaching. È una storia che si ripete. Spesso siamo concentrate a soddisfare obiettivi di altri (famiglia, datori di lavoro) e solo ad un certo punto, dopo un fallimento o un grande stress, arriva l’illuminazione: sono brava, me lo merito, c’è qualcosa da cambiare ed è ora che io impari a raccontarlo per garantirmi un migliore accesso alle opportunità.
Parlare di Personal Branding e di donne tocca una serie di componenti che ci riguardano a tutto tondo: valori, comportamenti, competenze che se viste nel loro insieme ci permettono di delineare un quadro che ci rappresenta al meglio. Da dove cominciare? Dalla consapevolezza di sé e del proprio valore. Come fare a trasmettere online il nostro valore senza incappare in quel retaggio culturale, che ci impedisce di raccontare quanto siamo brave? Imparando a rispondere a delle domande, a maneggiare con cura gli strumenti digitali, a proteggere le informazioni che non vogliamo condividere. Anche Paola Bonomo ci dice che “avere un profilo pubblico sta diventando uno strumento fondamentale a servizio del business di cui siamo leader”.
Il mio impegno sarà quello di portare tutte le Mrs Alley Oop ad un livello successivo di consapevolezza sui temi del personal branding. Le regole del gioco? L’unica regola sarà la disponibilità a mettersi in gioco in prima persona, senza tenere invidiosamente per sé le scoperte ma favorendo la diffusione di queste buone prassi a cascata su altre donne, perché sono certa che basti una scintilla per far partire un universo professionale meglio rappresentato.