La pubblicità che chiede scusa alle donne. Era ora!

Chi si sente magra come quella pubblicità dell’acqua la vorrebbe? Chi si sente poco lucida da dover prendere una pastiglia che rende un po’ più “acute”? Chi va a fare bungee junping durante i giorni di ciclo? E chi si è sentita sbagliata, almeno una volta perché non era abbastanza allegra, in forma, interessante, affascinante, magra, atletica, ammaliante come quella pubblicità rappresentava le donne?

E’ ora della riscossa. Forse. La pubblicità chiede scusa alle donne: an adpology. C’è chi lo ha salutato come una presa di coscienza del mondo della pubblicità per gli stereotipi e il sessismo che hanno perpetrato per decenni. Lo spot britannico, diretto da Tiny Bullet e prodotto da Thomas Thomas Films in occasione dell’8 marzo 2018, ha fatto il giro dei social. E poi…poi nulla, dal 9 marzo si è tornati alle solite pubblicità.

Mute, prive di umorismo e in cucina. Così vengono descritte le donne dall’industria della pubblicità, non solo italiana ma internazionale. Lo aveva dimostrato una ricerca di J Walter Thompson New York de di The Geena Davis Institute on Gender in Media: su 2mila pubblicità prese in esame del Cannes Lions archive, nel 48% dei casi le donne venivano rappresentate in cucina, mentre nel 50% dei casi gli uomini vengono rappresentati legati a eventi sportivi. E una ricerca del Museum of Brandsaveva sottolineato sei stereotipi affibbiati alle donne nelle pubblicità, sfatati da altrettanti spot:

1. The sweaty sports-lover

2. Ageing brilliantly

3. The woman having a bloody period

4. Sharing the load

5. The stereotype smasher

6. The fearless feminist

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