Decalogo per genitori (inesperti) di nativi digitali

Tutti noi genitori dedichiamo diverso tempo a insegnare ai bambini che per attraversare la strada è necessario controllare a destra e a sinistra, anche più volte, per essere certi che non arrivino auto. Abbiamo spiegato, ripetendolo fino allo sfinimento, che non si apre la porta a sconosciuti. Trasmettiamo loro la buona educazione, raccomandiamo di dire per favore e grazie, di comportarsi bene a tavola e – più in generale – a scuola e nel mondo.

Perché dovremmo lasciarli soli nel web?

fogaroloAnna Fogarolo, esperta di comunicazione e digitale, è l’autrice di “Il web è nostro” (Erickson), una guida – si legge in copertina – “per ragazzi svegli”. Ragazzi spesso soli, perché molti genitori, “giustificano la propria poca attenzione sostenendo che i “nativi digitali” ne sanno più di noi”. Come evitare l’errore e metterli al riparo dai rischi? Ecco 10 consigli utili.

  1. Sicurezza – Esistono filtri che consentono di creare una lista di siti approvati dagli adulti, o di applicare un timer alla navigazione. Ma è bene sapere che se queste misure possono essere ottime per bambini al di sotto dei 10 anni, per i più grandi possono rappresentare un divieto che invita a essere eluso. Probabilmente un maggiore controllo ed eventualmente filtri attivati direttamente dal motore di ricerca sono la migliore garanzia. Per saperne di più: www.ilfiltro.it
  2. L'avatar di Anna

    L’avatar di Anna

    Controllo – In caso di sospetti l’adulto può controllare la cronologia dei siti visitati per vedere dove il ragazzo naviga: la strada più giusta è però l’educazione digitale, unita al dialogo. Un consiglio utile a tutti? Leggere sempre il regolamento/condizioni di utilizzo del social network o applicazione che si decide di usare. Potreste scoprire che, ad esempio, whatsapp è vietato ai minori di 16 anni.

  3. Vietato vietare – è una frase che i genitori non amano, ma Internet è ovunque: proibirne l’uso significa indurre i ragazzi a connettersi fuori di casa e il divieto non aiuta la consapevolezza e il confronto.
  4. Privacy – Facebook, nonostante le critiche, è l’uncio social network che prevede differenze sostanziali fra il profilo di un minorenne e quello di un maggiorenne: in sintesi cera di fare un minimo di educazione digitale. Per una impostazione corretta: www.facebook.com/safety
  5. Virtuale o reale – Non sono mondo separati, ai minori va spiegato. Quello che scriviamo o facciamo online può cambiare la nostra vita reale, influire sulle nostre amicizie, determinare l’esito di un colloquio di lavoro. Tutto ciò che facciamo, scriviamo, carichiamo resta online. Probabilmente ai nostri figli il domani lavorativo appare lontano, ma noi sappiamo che non è così
  6. Responsabilità – La legge non ammette ignoranza. I genitori sono responsabili dei figli minorenni, non esiste “non sapevo, non credevo”. Va spiegato che è illegale scaricare materiale protetto da copyright, e anche che i reati di ingiuria, diffamazione e calunnia sono punibili con multa e in casi gravi reclusione. La responsabilità del comportamento di un ragazzino è dei genitori, sempre. Peraltro, nella stragrande maggioranza dee casi, il mezzo usato per commettere reato –  pc o web – è proprio del genitore.
  7. Regole – Quelle del buon cittadino digitale valgono per tutta la famiglia, anche per mamma e papà. Evitiamo di predicare bene e razzolare male: usiamo bene il web, senza cadere nelle provocazioni, offendere, urlare… è anche consigliato dare indicazioni chiare sull’utilizzo e il tempo: mai usare pc o cell di notte, mai troppe ore di seguito.
  8. Monitoraggio – Se il figlio ha un cellulare, va tenuta sotto controllo la spesa giornaliera: insospettitevi se notate ricariche anolame, non fatte da voi o improvvise impennate di spesa.
  9. Campanelli d’allarme – Servono a capire se un figlio è vittima di cyberbullo, o lo è lui stesso. Un ragazzo vittima ha paura di stare con gli altri, si isola, ha pochi amici reali, manifesta disagio con mal di testa frequenti o altri malesseri. Attenzione a consumo rapido del credito telefonico o ansia quando suona il cellulare. Queste manifestazioni possono anche essere richieste di attenzione da parte dei bulli.
  10. Fiducia  – Frasi come “Dimmi che cosa non va” o “parla con me!” non aiutano e non vengono comprese: il dialogo va avviato e costruito un poco alla volta.