Due donne al tavolo della trattativa: così il congedo parentale esce dal conteggio delle assenze sul lavoro

Una sindacalista, e una dirigente: alla Cav – la società delle Concessioni Autostradali Venete, in organico 210 uomini e 57 donne – è stato firmato in pieno agosto, insieme a Filt Cgil e Uiltrasporti, un accordo aziendale di secondo livello che ha pochi raffronti a livello nazionale.

«La proposta, avanzata non a caso da una donna, la segretaria regionale della Filt Cgil, Federica Vedova, – spiega Luisa Serato, presidente di Cav – mi ha trovata subito pienamente d’accordo. A mio avviso è l’unica autentica norma in grado di incidere concretamente sulle pari opportunità. È d’altronde evidente a tutti che questo aspetto dell’accordo favorirà anche i neo papà. L’ideale sarebbe che temi come questo, prima o poi, arrivassero da uomini e non sempre e solo dalle donne. Allora avremmo realmente realizzato le pari opportunità».

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Che cosa cambia? A differenza di maternità, permessi sindacali, infortuni e così via, i congedi parentali incidevano sulle «assenze», uno dei parametri per arrivare al premio di produttività aziendale: una prassi peraltro comune in moltissime aziende.

Tradotto, mamme e papà decisi a prendersi cura dei figli neonati avrebbero scontato questa scelta a fine anno con un premio di risultato ridimensionato. Ora è arrivata una scelta capace di fare la differenza, pur se «nascosta» del comma di un accordo aziendale di secondo livello.

All’interno della contrattazione aziendale, concordata dopo una serrata serie di incontri spicca la sottrazione dei congedi parentali al calcolo delle assenze, cancellando così una discriminazione indiretta a favore, concretamente, delle pari opportunità nella genitorialità.

L’accordo siglato nei giorni scorsi presenta anche molti altri aspetti di «eccezionalità» rispetto a un panorama nazionale in cui i risultati auspicati sono il mantenimento dei posti di lavoro. Si parte dal premio di produttività che, per la prima volta viene articolato in base a parametri misurabili, parte da 2.200 euro l’anno, una cifra che ha pochi raffronti a livello nazionale, non solo nel settore trasporti.

Altra particolarità, sempre legata alla visione di un attento welfare aziendale, è l’opzione, su base volontaria, di «dirottare» parte del premio stesso in beni e servizi. Significa che una quota decisa dal lavoratore del premio di risultato, può a scelta del singolo, essere destinata, ad esempio, all’acquisto di libri scolastici per i figli, alle spese mediche e anche alle rette dell’asilo, col vantaggio di non venire tassata.

Aumentano poi le possibilità di crescita interna con l’opzione per i dipendenti di partecipare a selezioni e concorsi interni che corrisponderanno ad avanzamenti di carriera. Nel quadro di un aumento di organico, si è decisa anche la conversione di due posti di esattore part time in full time.