G20 tutto al maschile a Shanghai

epa05183075 Officials led by host country officials Chinese Finance Minister Lou Jiwei (front 8-L) and People's Bank of China Governor Zhou Xiaochuan (Front 9-L) pose for a family photo of G20 Finance Ministers and Central Bank Governors Meeting at the Pudong Shangri-la Hotel in Shanghai, China, 27 February 2016. Finance officials from G20 member countries are meeting in Shanghai from 26 to 27 February, aiming to formulate reforms for economic growth and strengthen cooperation.  EPA/ROLEX DELA PENA/POOL

G20 Shangai, febbraio 2016

Rallentamento della crescita economica a livello globale, brusco calo dei prezzi delle materie prime e del petrolio, volatilità dei mercati finanziari, tensioni geopolitiche e rischio di “Brexit”, con l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue. I temi affrontati nell’ambito del summit G20 di Shangai in questo fine settimana toccano il prossimo futuro di tutto il pianeta in un momento di sfide importanti in diverse aree del mondo. A discuterne si sono riuniti ministri economici e banchieri centrali: 52 uomini e 5 donne. La fotografia pubblicata sui giornali la dice lunga su quanto si sia ancora lontani da una condivisione delle scelte strategiche in temi economici e da una condivisione del potere di decisione. Questo anche nei Paesi considerati più all’avanguardia sulla questione della parità.

Della partita hanno fatto parte naturalmente la presidente della Federal Reserve Janet Yellen e la numero uno del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde, ormai veterane dei summit. Non c’è invece Eveline Widmer-Schlump ministra svizzera delle Finanze sostituita nel dicembre scorso. Delle altre tre partecipanti ritratte nella foto non si trovano riferimenti sul sito del G20 China.

Se su internet si cercano le donne che partecipano agli incontri, ci si imbatte solo nelle informazioni di G(irls)20 o del W20 tenuto in Turchia nel novembre 2015. Roba da sole donne per le donne.

Nel G20 ufficiale solo cinque delegate e per lo più non citate. C’è ancora molta strada da fare verso una rappresentazione equa ai vertici mondiali. A meno che non supponiamo che gli uomini che siedono a quel tavolo siano “semplicemente” i più meritevoli.