Volley femminile, tre ori in tredici mesi e una generazione che ispira i giovani

Foto di Paolo Giandotti

«A queste bambine e a queste ragazze che sognano di arrivare fin qui voglio dire: fate sport, fatelo a scuola e nel tempo libero. Fatelo di giorno, di sera e se necessario anche di notte. Non ascoltate chi dice che lo sport è nemico dello studio, perché lo sport allena la concentrazione, rafforza il corpo e la mente e vi darà quella determinazione che vi aiuterà anche tra i banchi»

Anna Danesi, capitana della nazionale italiana femminile di pallavolo, nel suo discorso al Quirinale di fronte al presidente Sergio Mattarella si rivolge alle 281.349 alle atlete tesserate in tutta Italia e lo fa incitando a praticare sport perché permette di sviluppare competenze che sono fondamentali nello studio, ma anche nel lavoro e nella vita. Il messaggio delle azzurre, che in tredici mesi hanno conquistato tre ori pesanti, va oltre il campo da gioco. Danesi e compagne sono un esempio di resilienza, gioco di squadra, capacità di affrontare i momenti di crisi, consapevolezza, convinzione, crescita individuale e come gruppo. Un mix che oggi non si esaurisce nella schiacciata spettacolare o nel muro decisivo. Una legacy, come si usa dire nel mondo anglosassone, che viene raccolta in ogni palestra da atlete e allenatori, consapevoli che dopo i mondiali vinti sia dalla nazionale femminile sia da quella maschile l’Italia è sul tetto del mondo nel volley.

L’Italia d’oro

Foto di Paolo Giandotti

L’Italia del volley femminile ha riscritto la storia: oro alle Olimpiadi di Parigi 2024, vittoria nella Volleyball Nations League nel luglio 2025 e oro ai Mondiali di settembre 2025. Un trittico di traguardi eccezionali, conseguito in tredici mesi, che ha consacrato una generazione di pallavoliste azzurre capace di imporsi nel panorama internazionale, guidata da campionesse come Alessia Orro, Paola Egonu, Miriam Sylla e Monica De Gennaro.

«È un gruppo forte, con tanto talento, che ha trovato consapevolezza e fiducia nelle proprie capacità. E questo si è visto nei momenti difficili del Mondiale» mi scrive poche ore dopo il trionfo di Bangkok la mia ex compagna di squadra della nazionale giovanile Rachele Sangiuliano,con cui ho vinto un oro europeo e un argento mondiale, anche quello in Thailandia. Sangiuliano, oggi voce di Sky nei commenti alla Nazionale, ha rappresentato 106 volte l’Italia nella divisione maggiore, con cui si è laureata campionessa mondiale nel 2002. Ventitré anni dopo quel primo oro, l’Italia del volley femminile riscrive la storia: Olimpiadi, Nations League e Mondiale in poco più di un anno.

Radici solide

Successi che non arrivano dal nulla: la strada delle azzurre è costellata di tappe decisive. Il primo grande successo storico arrivò nel 2002 a Berlino (Germania), quando la squadra guidata da Togut, Lo Bianco, Piccinini e compagne conquistò l’oro ai Campionati mondiali, un titolo fino ad allora inedito. La vittoria fu sorprendente: la nazionale superò avversarie storiche come Russia, Brasile e Cuba, consolidando una reputazione internazionale che avrebbe aperto le porte a una nuova generazione di talenti.

Tra il 2002 e il 2022 la nazionale femminile ha mantenuto un ruolo di rilievo nel panorama internazionale del volley, conquistando due ori europei (Lussemburgo 2007 e Polonia 2009) sotto la guida del ct Massimo Barbolini e ottenendo, con la guida tecnica di Davide Mazzanti, un argento mondiale nel 2018 in Giappone e un oro ai Campionati europei di Belgrado del 2021, battendo la Serbia che le aveva eliminate ai quarti di finale poche settimane prima all’Olimpiade di Tokyo.

Nel 2022 è arrivata la prima vittoria nella Volleyball Nations League, prestigioso torneo in cui si sfidano le migliori squadre del mondo, e poche settimane dopo il bronzo al Mondiale di Apeldoorn. Per la seconda volta le azzurre sfiorano l’impresa del secondo oro Mondiale.

Una nuova era

Dal giugno 2024 la squadra inizia il suo ciclo con Velasco, conquistando l’oro olimpico contro gli Stati Uniti in un percorso netto di 6 vittorie consecutive e un solo set perso.

Julio Velasco è considerato uno dei più grandi allenatori della storia del volley internazionale ed è noto per il suo approccio innovativo, la gestione psicologica della squadra e la capacità di costruire gruppi che affrontano i momenti difficili senza cercare alibi. Ridimensiona la pressione, include tutte le giocatrici nei punti importanti e responsabilizza il gruppo. Tutte sono chiamate in campo a dare il loro contributo e si fanno trovare pronte, con sorriso e determinazione.

Sotto la sua guida, nell’estate 2025 i numeri sono  impressionanti : guidate dalla capitana Anna Danesi le azzurre ottengono il 100% dei successi, con 22 partite vinte su 22 disputate, e vantano una serie di 36 successi consecutivi. Nello specifico, analizzando i set giocati nelle due competizioni ufficiali, questo lo straordinario bilancio: 66 vinti su 79 giocati, pari all’83%. Un dominio netto che si riflette anche nella classifica mondiale: l’Italia guida infatti il ranking FIVB al 1° posto con 484.15 punti, con oltre 50 lunghezze di vantaggio sul Brasile (428 pt.)

Anche gli uomini

A ventuno giorni dal trionfo mondiale femminile, anche i maschi guidati dal ct Fefè De Giorgi vincono il Mondiale a Manila, battendo la Bulgaria per 3-1 e riconfermando il titolo conquistato in Polonia nel 2022. Un successo strepitoso che porta il volley maschile a quota cinque Mondiali vinti e segna uno straordinario record per De Giorgi: tre titoli da giocatore e due da allenatore. Solo l’Unione Sovietica, tra il 1949 e il 1982, ha fatto meglio, conquistando sei ori mondiali.

Foto di Paolo Giandotti

Le vittorie della nazionale maschile poggiano su basi solide, costruite dalla “generazione di fenomeni” di Andrea Zorzi, Lorenzo Bernardi e Andrea Gardini, protagonisti di tre ori Mondiali consecutivi negli anni ’90: 1990 e 1994 con Julio Velasco e 1998 con Paulo Roberto de Freitas, detto Bebeto.

Negli anni successivi, gli azzurri si sono sempre espressi ai massimi livelli, conquistato quattro ori ai Campionati europei: 1999 con Andrea Anastasi, 2003 e 2005 con Gianpaolo Montali e nel 2021, a Katowice, proprio con Fefè De Giorgi.

Crescita del movimento

Il movimento pallavolistico italiano vive un momento di grazia senza precedenti: vincere l’oro mondiale femminile e maschile è un’impresa rarissima. Solo l’Unione Sovietica, nel 1952 e nel 1960, riuscì a fare meglio. I trionfi delle nazionali, però, non restano confinati ai palazzetti o agli albi d’oro: hanno un impatto diretto sul movimento giovanile. Negli ultimi anni sono aumentate le iscrizioni alle società sportive, segno di un entusiasmo crescente tra ragazze e ragazzi che vedono nei successi delle azzurre e degli azzurri un modello da seguire.

I numeri dei tesserati del volley, terzi solo a quelli della FIGC e della FITP, confermano che si tratta di uno sport con una base solida: a Novembre 2024, secondo la Federazione Italiana Pallavolo, sono 356.498, e di questi il 77% sono femmine.

Ma l’entusiasmo non basta. Come ha ricordato il presidente della Federazione Italiana Pallavolo, Giuseppe Manfredi, nei giorni scorsi, l’Italia rischia di non essere pronta a sostenere questa domanda crescente: mancano le strutture. «Aprite le palestre scolastiche ai bambini che vogliono giocare a pallavolo: non sono della burocrazia, ma della comunità», ha dichiarato all’ANSA, sottolineando che senza un intervento concreto sarà difficile accogliere tutti i giovani che vogliono avvicinarsi alla disciplina.

In questo senso, legge AC 505 – proposta a prima firma Mauro Berruto, ex commissario tecnico della nazionale maschile tra il 2011 e il 2014 – rappresenta un passo importante. La Camera dei deputati, nella seduta di mercoledì 8 ottobre 2025, ha approvato la proposta composta di un solo articolo, recante “Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, nonché al decreto legislativo 28 febbraio 2021, n. 38, in materia di utilizzazione degli impianti sportivi scolastici da parte delle associazioni o società sportive“. La norma punta a garantire l’uso gratuito delle palestre scolastiche da parte di società e associazioni sportive, anche fuori dall’orario delle lezioni e nei mesi estivi, senza necessità di ulteriori autorizzazioni burocratiche. Ora la palla è passata al Senato. 

La sfida per i giovani

Nonostante i numeri dei tesserati siano incoraggianti, i dati dell’Istat fotografano però un Paese ancora fragile sul fronte della pratica sportiva. Nel 2023 quasi il 40% dei bambini e ragazzi non ha praticato alcuna attività sportiva, numeri che raccontano un’Italia ancora debole nella pratica sportiva di base.

Per questo motivo lo sport non può essere considerato solo un passatempo: è uno strumento di educazione, inclusione e riscatto sociale. Servono non solo tecnici qualificati, ma anche educatori in grado di accogliere i giovani, motivarli e accompagnarli in un percorso di crescita, riducendo il fenomeno dell’abbandono sportivo, che resta diffuso. Nel 2024, secondo l’ISTAT, i giovani tra i 10 e i 24 anni che hanno abbandonato lo sport sono circa 1 milione e 560 mila, con un tasso del 18,3% per questa fascia d’età. Le ragazze (21,6%) abbandonano più dei ragazzi (15,1%) e più precocemente.

Ogni palestra aperta e ogni allenatore formato diventano così un presidio contro la povertà educativa. Dietro ogni medaglia conquistata dalle nazionali si nasconde la possibilità di una vittoria più ampia: quella di un ragazzo o di una ragazza che trova nello sport il proprio spazio, la propria motivazione e, spesso, il proprio futuro.

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