Le donne hanno più paura di sbagliare, attenzione alla trappola del perfezionismo

Le donne hanno più paura di sbagliare. L’affermazione potrebbe sembrare troppo semplicistica, ma diversi studi hanno indagato la differenza di genere nella propensione al rischio. Nell’ultimo Skills Outlook dell’Ocse emerge con evidenza non solo una forte diversità fra uomini e donne nelle competenze tecniche, ma anche un divario di genere nell’attitudine verso il rischio e l’errore: le ragazze si fidano di meno di sé stesse, e osano meno. In uno scenario macro-economico sempre più instabile e complesso, questo potrebbe penalizzarle, tagliandole fuori dai settori più innovativi e remunerativi.

Dubitare di sé

Il rischio è un pericolo? Risponde “sì” il 72% delle ragazze quindicenni nei Paesi Ocse, ma solo il 64% dei coetanei maschi. E ancora: alla domanda “commettere un errore ti fa dubitare di te stesso/-a?” c’è uno scarto del 20% tra ragazze (80%) – anche troppo pronte a mettersi in discussione – e ragazzi (65%), un divario ancora maggiore in Italia (85% delle ragazze rispetto al 67,9% dei ragazzi).  Nel nostro Paese c’è un significativo scarto di genere (13 punti percentuali) anche nella predisposizione a rimettere “tutto in discussione” di fronte a una difficoltà: in caso di insuccesso, il 64% delle ragazze dubita dei propri piani per il futuro, mentre i ragazzi sono più resilienti (51%).

«Lo studio fa emergere – commenta Francesca Borgonovi,  head of Skills analysis dell’Oecd Centre for skills e autrice dello studio – da un lato l’eccessiva confidenza in sé stessi dei ragazzi, ma dall’altro l’eccessiva paura di sbagliare delle ragazze. Il paradosso è che più sono brave, più hanno paura di sbagliare, rischiando di diventare vittime del proprio perfezionismo».

“Tagliate fuori” dall’economia del futuro

Il rapporto Ocse Skills Outlook 2023 approfondisce competenze ma anche attitudini dei ragazzi rispetto a temi che rappresentano l’economia del futuro, come la sostenibilità e l’intelligenza artificiale. E lancia un allarme: «Esistono differenze di genere sottili ma pervasive che potrebbero rallentare il raggiungimento di obiettivi ambientali con la transizione verde in un modo che sia giusto e inclusivo. Una transizione verde e digitale inclusiva può infatti essere raggiunta solo con la partecipazione di tutti, e le barriere e gli stereotipi che continuano a portare ragazzi e ragazze, uomini e donne, a fare scelte educative e di vita diverse dovrebbero essere smantellati». Per esempio, l’avversione al rischio e una minor propensione a scegliere materie Stem fanno sì che in media nei paesi Ocse più di terzo delle  ragazze (38%) – rispetto al 32% dei coetanei – indichi di temere che l’impatto a lungo termine dell’IA e pensa che per lo più dannoso.

La trappola del perfezionismo

In un’altra ricerca della stessa autrice, condotta tra più di 500mila studenti quindicenni in 59 Paesi, emerge che il divario di genere nella paura del fallimento è particolarmente elevato tra gli studenti con risultati elevati. E – altra “anomalia”, pur variando da Stato a Stato – è più alto nei Paesi con livelli più elevati di prosperità economica, con livelli più bassi di disuguaglianza di genere a livello sociale e nei Paesi con sistemi educativi completi.

«Ricerche precedenti indicano che le studentesse esprimono una maggiore paura del fallimento rispetto agli studenti di sesso maschile e che la paura del fallimento è associata a un minore benessere sociale ed emotivo e a livelli più elevati di stress, ansia, burnout e depressione. La paura del fallimento porta anche gli individui a limitare le loro scelte e a correre meno rischi di quanto sarebbe giustificato data la loro capacità e il contesto per ridurre al minimo la possibilità di fallire» si legge nell’abstract dello studio

Questo fenomeno, che si potrebbe definire la “trappola” del perfezionismo, spiega in parte il paradosso della persistente sotto-rappresentazione delle donne in determinate occupazioni anche quando si trovano in contesti che sono più favorevoli all’equità di genere.

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