Violenza contro le donne, Fondazione Giulia Cecchettin compie un anno

«Combattere la violenza di genere significa affrontare un sistema di pensiero che ancora oggi giustifica il dominio sulle donne. La vera sfida è un cambiamento culturale profondo, che deve nascere dall’educazione e dall’impegno collettivo». Queste le parole di Gino Cecchettin, nel primo anniversario della Fondazione intitolata a sua figlia Giulia, uccisa l’11 novembre 2023.

In questi dodici mesi Gino Cecchettin ha incontrato oltre 12mila giovani in tutta Italia, con l’obiettivo di sensibilizzare le  giovani generazioni sul tema della violenza contro le donne e degli stereotipi di genere, uno dei pilastri della fondazione. Le donne però continuano a morire, 52 nei primi sette mesi dell’anno, 34 per mano di partner o ex.  «Non vorrei che il femminicidio diventasse qualcosa a cui ci stiamo abituando», ha dichiarato il presidente del tribunale di Milano, Fabio Roia, intervenuto a palazzo Marino, a Milano, all’evento Un anno di Fondazione Giulia Cecchettin: fermiamo insieme la violenza di genere attraverso la prevenzione e l’educazione. Presenti, tra gli altri, il sindaco Giuseppe Sala, l’assessore al welfare, Lamberto Bertolè, le presidenti D.i.Re e Differenza Donna, Cristina Carelli ed Elisa Ercoli. «Il patriarcato esiste e temo venga ancora trasmesso alle giovani generazioni da parte delle famiglie», ha aggiunto Roia. “In ogni caso, non bisogna perdere mai la speranza e lo dico io, che ho perso tutto”, ha sottolineato Cecchettin.

Il ruolo delle istituzioni

«Noi cerchiamo di stimolare il confronto, proprio perché bisogna fare quel passo in più su tanti fronti, bisogna sostenere economicamente i centri antiviolenza, bisogna profondersi per la cultura e cercare di promuovere quello stile e quel modo di vivere più rispettoso», ha spiegato Gino Cecchettin. Le istituzioni, però, potrebbero «fare un po’ di più». Pilastro della fondazione Giulia Cecchettin è infatti la collaborazione con le altre realtà impegnate nel contrasto alla violenza di genere, perché – sottolinea il presidente – «non si può correre questo percorso da soli. Fare dei protocolli assieme ad altre associazioni significa tanto». In tal senso è nato a luglio il centro antiviolenza Appia Annia Regilla, in collaborazione con Differenza Donna.

La normalizzazione della violenza

«Dopo i femminicidi di Giulia Cecchettin e Giulia Tramontano c’è stata un’indignazione che però poi è andata scemando e si è quasi sopita. Solo questa settimana ci sono stati tre femminicidi – sottolinea Roia – Io spero non ci si stia abituando». Il presidente del tribunale di Milano, da anni al fianco delle donne vittime di violenza, dà poi un dato: a Milano «nell’ultimo anno l’80% di tutte le misure cautelari sono state emesse per reati orientati dal genere, cioè violenze sessuali, atti persecutori e maltrattamenti contro familiari e conviventi».  Roia ha poi dichiarato che «il braccialetto elettronico non funziona» ed è «inaccettabile che ciò avvenga nel 2025». In merito alla vittimizzazione secondaria delle donne nei tribunali, Roia ha spiegato che «i palazzi di giustizia non sono delle bolle, respirano l’aria della società. Contro il patriarcato, il machismo, il maschilismo, abbiamo bisogno di un contrasto nella quotidianità, abbiamo bisogno che certi messaggi passino e vengano praticati tutti i giorni, soprattuto dagli uomini. Abbiamo sempre guardato al femminicidio come a un problema delle donne, ma non è così, è un problema degli uomini».

I progetti: l’importanza della formazione

Sono tanti i progetti e gli obiettivi della fondazione e si snodano su tre direttive: educazione e prevenzione nelle scuole, sostegno alle vittime e ai centri antiviolenza, sensibilizzazione e cambiamento culturale. Tra i progetti:  “Prevenire e promuovere”, un’iniziativa di sensibilizzazione rivolta agli studenti delle scuole primarie e secondarie di Padova e provincia; un corso di formazione online per gli insegnanti della scuola dell’infanzia e della primaria, corso che partirà a marzo 2026 in tre regioni pilota: Toscana, Veneto e Puglia; corsi rivolti a studenti e docenti di ogni ordine e grado, disponibii da metà ottobre. Attivo anche un corso di formazione per 180 operatori della polizia di stato a Roma, con l’intento di promuovere un manuale operativo.

L’obiettivo della fondazione Giulia Cecchettin è la creazione di un manifesto contro la violenza di genere, di rilevanza nazionale, per creare una rete di attori impegnati a fermare la violenza di genere in tutti gli ambiti.

«Perché  – ha spiegato Cecchettin – ci sono tante persone che non sono libere. Soprattutto tante donne che subiscono prevaricazioni e non riescono a liberarsi. Per questo è nata la Fondazione Giulia Cecchettin. Vogliamo aiutarle. È un dovere. È una responsabilità. E quando riusciremo ad aiutare anche solo una di loro a raggiungere la piena libertà, allora saremo più liberi anche noi, e forse un po’ più umani».

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Se stai subendo stalking, violenza verbale o psicologica, violenza fisica puoi chiamare per avere aiuto o anche solo per chiedere un consiglio il 1522 (il numero è gratuito anche dai cellulari). Se preferisci, puoi chattare con le operatrici direttamente da qui.

Puoi rivolgerti a uno dei numerosi centri antiviolenza sul territorio nazionale, dove potrai trovare ascolto, consigli pratici e una rete di supporto concreto. La lista dei centri aderenti alla rete D.i.Re è qui.

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