Senza accesso all’acqua non c’è parità di genere. Un approvvigionamento idrico rapido e sicuro infatti evita a donne e ragazze rischiosi viaggi di ore, permette alle bambine di «non perdere giorni di scuola nei giorni delle mestruazioni» e consente loro di non incorrere in problemi sanitari legati all’igiene e alle malattie infettive. Lo ha spiegato ad Ally Oop Anna Crescenti, esperta globale Wash (Water, Sanitation and Hygen) illustrando i dati dell’Atlante Flowing Futures, l’Atlante dell’acqua elaborato di WeWorld, organizzazione italiana indipendente impegnata da 50 anni a portare al centro chi è ai margini, geografici o sociali, e promuovendone lo sviluppo umano ed economico, in oltre 25 Paesi, inclusa l’Italia.
Nel mondo, emerge dal report, sono oltre 2 miliardi le persone che non dispongono di risorse idriche sicure. Nei Paesi del Sahel (Africa) o in Siria, per fare alcuni esempi, «la disponibilità idrica non arriva a 15 litri al giorno pro capite, quando il limite minimo raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità è di circa 50 litri – spiega Crescenti – Nelle zone di guerra, come la Striscia di Gaza, si abbassa ulteriormente a 3-5 litri, che devono essere usati per bere e cucinare». Nei contesti nei quali le case non hanno acqua corrente o nei quali le infrastrutture sono state distrutte da conflitti o calamità naturali, le donne sono le principali responsabili della raccolta da fonti, fiumi, laghi o altri bacini (in 8 famiglie su 10). «Secondo le stime, in Kenya i viaggi per il reperimento dell’acqua arrivano anche a 4 ore, un tempo che le distoglie da attività di studio o lavoro che potrebbero emanciparle dal punto di vista economico», afferma l’esperta.
La promozione dell’igiene mestruale come strumento di parità di genere
Risorse idriche limitate significano inoltre un accesso ai servizi igienici limitato, condizione che sperimentano 1,5 miliardi di persone nel mondo insieme alla conseguente diffusione di gravi malattie, come colera e tifo, «evitabili con un semplice lavaggio delle mani». Basti pensare che la carenza d’acqua è responsabile di circa il 90% dei casi di diarrea, la seconda causa di mortalità nei bambini sotto i cinque anni (sono oltre 1.200 le vittime ogni giorno).
La mancanza di prodotti e strutture per gestire la propria igiene, soprattutto durante il ciclo mestruale, può essere un grave limite all’emancipazione. In base all’Atlante, questa condizione riguarda ben 500 milioni di donne, con rischi per la loro salute sessuale e riproduttiva. Spesso tale situazione compromette gravemente la vita lavorativa delle più grandi e il diritto all’istruzione delle più piccole. Infatti «secondo numerosi studi le bambine nell’età dello sviluppo e del menarca spessissimo abbandonano la scuola – afferma Anna Crescenti – Oltre al taboo sociale, la causa principale è la carenza di acqua per lavarsi».
In base ai dati dell’Atlante, nel 2021 3 scuole su 10 in tutto il mondo non disponevano di servizi idrici di base e più di 1 su 4 non avevano servizi igienico-sanitari di base. Nei migliori dei casi questo costringe le ragazze a perdere giorni di scuola durante il periodo delle mestruazioni, nei peggiori dire addio totalmente agli studi. «Per questo motivo tra le attività wash c’è la riabilitazione di bagni che tengono conto delle esigenze dei bambini e garantiscano un certo grado di privacy – spiega Crescenti – Per esempio, installiamo porte che si possono chiudere dall’interno per evitare che le ragazze siano esposte a episodi di violenza».
I progetti di WeWorld nel mondo
Nel dettaglio, WeWorld in Siria – Paese con 5,5 milioni di persone sfollate e dove le infrastrutture idriche hanno subito gravi danni dovuti alla guerra – ha riscostruito 135 servizi igienici e sanitari nelle scuole, e distribuito più di 3.000 kit per l’igiene personale, 1.835 kit per l’igiene mestruale e 5.300 kit per la prevenzione del colera. I lavori di ristrutturazione di strutture idriche hanno interessato 28 comunità. Nelle zone rurali del Burundi, dove 9 persone su 10 (96%) hanno accesso limitato a servizi igienici di base, privi di acqua e sapone e il 47% delle scuole pubbliche non dispone di servizi idrici, l’organizzazione ha contribuito a ristrutturare 140 km di linee di approvvigionamento di acqua potabile, a beneficio di circa 130.000 persone. A 6.500 famiglie sono stati forniti kit WASH per migliorare ‘’igiene e favorire la corretta raccolta dell’acqua potabile.
Tra gli interventi di WeWorld in Kenya, c’è invece la costruzione di 42 blocchi di servizi igienici separati per genere, per favorire un più sicuro accesso ai servizi idrici soprattutto per bambine e ragazze. In Nicaragua nel 2023, solo il 58% delle strutture sanitarie aveva accesso ai servizi idrici di base (39% nelle zone rurali). Qui WeWorld si è concentrata soprattutto sulla salute e protezione delle donne. 29 scuole (quasi 12mila bambini,) hanno ricevuto kit per igiene e igiene mestruale e supporto a bambini vulnerabili.
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