Leggerezza, prima di tutto. I compiti a casa – 13 chilometri al giorno in piscina – Margherita Panziera li ha fatti. Ai Giochi di Tokyo non le resta che mettere in acqua tutto il sudore di questi mesi e toccare per prima la piastra. Sarà ai blocchi di partenza dei suoi adorati 200 dorso, dei 100 dorso, della staffetta mista femminile e della staffetta misti mista: «Sono molto concentrata in queste settimane, gli allenamenti sono tosti e non vedo l’ora di far vedere ciò per cui sto lavorando così duramente. Tokyo significa gare, avversarie, tensione ma, per ora, penso di più al contesto. La città, due anni fa durante un collegiale premondiale, mi aveva davvero rapita: la cortesia delle persone, la pulizia, l’ordine, i templi con i loro silenzi. E sono curiosa di vedere come, un popolo così organizzato ha pianificato la logistica di un’Olimpiade che, a causa del Covid, è storica prima di iniziare».
Margherita Panziera, 25 anni da Montebelluna (Treviso), occhi belli come una fonte, è alla sua seconda partecipazione ai Giochi: a Rio, era giovanissima e alla prima ribalta internazionale con tutte le ansie e i tremori di ogni prima volta: «Rispetto ad allora, quando sfiorai per poco le semifinali, mi sento molto migliorata, sono maturata come atleta e come persona e mi rendo conto di essere in grado di gestire la parte emotiva delle competizioni». Insomma, è stata messa in un angolo quell’inquietudine che molte volte le è stata disegnata addosso. Tanto hanno fatto 5 anni di allenamenti da nuotatrice professionista – Margherita fa parte delle Fiamme Oro e si allena a Roma, al Circolo Aniene – e l’abitudine con piscine da grandi campioni.
Dopo Rio, ha conquistato l’oro nei 200 dorso agli Europei di Glasgow 2018 ed è rimasta ai piedi del podio mondiale di Gwangju 2019 per 5 centesimi. Ha attraversato la pandemia con le incertezze vissute da tutti gli atleti, si è ammalata di Covid ed è emersa, vincente, ai recenti Europei di Budapest, tutti sotto il segno delle donne (Quadarella, Pilato, Pellegrini e Panziera, appunto): oro nei 200, argento nei 100 e 2 bronzi in staffetta: «Non sono più la stessa del 2019: il Covid mi ha cambiata. In acqua riesco a mettere concentrazione, tenacia, libera da ansie e timori e la settimana pienissima e ad alto livello di Budapest mi ha fatto capire che il percorso intrapreso è quello giusto».
Tanti sacrifici e anche i primi, importanti risultati. Margherita, che incontriamo a margine della presentazione degli American Pistachio Growers (perché un’alimentazione sana ed equilibrata è vitale per ogni atleta), si presenta a Tokyo con due dei cinque migliori tempi mondiali sui 200 dorso (gli altri sono dell’australiana Kaylee McKeown: 2’04”31) e dopo aver firmato il record italiano nella medesima distanza (2’05”56): «In queste settimane siamo concentrati con il mio allenatore Gianluca Belfiore, su partenze, virate e fase subacquea». Sono i dettagli a fare un nuotatore e anche un cuore leggero. Per dirla con Italo Calvino: «La leggerezza per me si associa con la precisione e la determinazione, non con la vaghezza e l’abbandono al caso. Paul Valéry ha detto: “Il faut être léger comme l’oiseau, et non comme la plume”».
Una delle caratteristiche più evidenti nella nuotata di Margherita è proprio la leggerezza e la fluidità che si esprimono con un’altissima frequenza di bracciata più che con la forza. E il ritmo rock delle sue braccia che divorano acque e paure diventa risultati. Sono lontani i tempi del liceo quando la sua vita era solo libri, allenamenti e rinunce: «Tante volte ho rischiato di lasciare tutto, poi mamma Stefania e papà Tiziano mi hanno aiutata con così tanto amore da avermi fatto arrivare fino a qui».
E con tanto di laurea triennale in economia raggiunta nel 2018 e con il traguardo della magistrale in economia aziendale dietro l’angolo: «Magari – e sorride nel suo sguardo limpido – in valigia a Tokyo porto gli ultimi libri prima della laurea». Giusto per tenersi alla larga da timori e tremori. Sceglierà all’ultimo la playlist destinazione Oriente, conterà sul sostegno del fidanzato e dorsista pure lui, Alessandro Baffi, e nuoterà a perdifiato perché ogni rinuncia, ogni pianto del passato avrà avuto senso se ci si tuffa nelle acque olimpiche pensando che siamo fatti della stessa sostanza di cui son fatti i sogni. Leggeri e potenti.
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