Il Trono di Spade è finito e io non voglio fare spoiler. Per cui non dirò niente di cruciale per le prime tre righe di questo post, in modo tale che chi non ha ancora visto l’Ultima puntata possa ancora fare in tempo a distogliere lo sguardo e a chiudere la finestra web. Chi è rimasto fino qui, invece, deve sapere che per tutte queste otto serie sono stata parecchio di parte. Lo dichiaro: sono stata una fan sfegatata di Daenerys Targaryen. Della khaleesi. E ho seguito il mio comandante fino alla fine, come si seguono i grandi leader.
E così, per la morte di Daenerys, ieri mi è rimasto un amaro in bocca che non riesco ad addolcire. Una donna come poche, Daenerys. Da schiava ha saputo diventare regina. E da regina è diventata guerriera. La Khaleesi si è sporcata le mani, si è assunta il rischio della battaglia, ha combattuto sempre in prima linea. Non è rimasta al chiuso del suo castello, ad aspettare gli eventi. Daenerys ha liberato popoli, ha spezzato catene. Ha combattuto per un mondo migliore. E come tutti i leader, ha saputo essere spietata quando era necessario. Il pugno fermo, quando le circostanze lo richiedevano.
Ci hanno provato, a farla passare per pazza. A farla credere un tiranno. Niente di tutto questo: Daenerys semplicemente era anche donna di emozioni, e i morti quando sono cari feriscono nel profondo. Ma la Khaleesi non ha mai smesso di essere una grande idealista. Una donna con un sogno di giustizia che era un’utopia.
E qui veniamo alla mia rabbia amara. Uomini – non donne – come lei nella storia e nella letteratura ce ne sono stati diversi. Il personaggio di Daenerys va di diritto nel novero dei grandi. Leonida e Che Guevara. Aragorn del Signore degli Anelli e Massimo Decimo Meridio del Gladiatore. Ebbene, come sono morti tutti costoro? Alcuni combattendo, altri invece al contrario hanno trionfato e non sono morti mai. Daenerys, invece, è morta a tradimento, per mano dell’uomo che amava e di cui si fidava. A cui si è presentata inerme. Una donna così, pugnalata a freddo: non mentre le veniva lanciato il guanto della sfida, non al grido di “io ti combatterò”, ma con un bacio.
È mai possibile che le donne, anche le più grandi, anche le leader, inciampino sempre così, per amore di un uomo? Che il punto debole delle donne sia sempre quello? Nessun leader maschio perde la leadership per amore di una donna. I maschi separano sempre. Le donne, invece, no.
Daenerys sapeva affrontare tutto. Armi e complotti. Ribellioni e carestie. Sapeva resistere al fuoco, Daenerys. Ma non sapeva resistere al suo amore per un uomo. Non c’è soffitto di cristallo che riusciremo ad abbattere, né a Westeros né nel mondo reale, fino a che continueremo a scivolare sulla buccia di banana delle nostre relazioni sentimentali. E poi diciamolo, agli sceneggiatori: almeno nella finzione del Trono di Spade, la soddisfazione di non far morire una leader per debolezza sentimentale ce la potevano anche concedere, no?