Donne di Troppo, un ciclo di incontri a Firenze per le scrittrici

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È ora di ammetterlo, in tutta franchezza. Le donne sono troppo buone o troppo eversive. Diciamolo una volta per tutte che sono troppo originali, sempre pronte a fare delle cose diverse, insolite, sempre pronte a stare fuori dai ranghi e dai ruoli, o troppo vere, portate alla verità perché spinte da autentica passione. Ma sì, sono troppo “poco telecomandate”, è vero. Le donne sono spesso “troppo”. Anzi, forse sono proprio “di troppo”. Lo diceva già nel 1893 lo scrittore inglese George Gissing in un suo celebre romanzo intitolato appunto “Donne di Troppo” (Ed. La Tartaruga, 2017), in cui racconta, con verve alla Jane Austen, di un gruppo di donne che cerca di organizzarsi per ottenere indipendenza economica. Vogliono scegliere di sposarsi per amore e non per bisogno. Non sono suffraggette, ma rivendicano il loro ruolo e la loro dignità. E per quei tempi dell’Inghilterra vittoriana tale atteggiamento era certamente poco tollerabile.

Chissà quanti (e anche quante) leggendo l’incipit volutamente provocatorio di questo post hanno annuito. Prende le mosse proprio dal titolo di questo libro “Donne di troppo”, la seconda edizione del ciclo di incontri (dal 9 al 30 maggio, ogni giovedì alle 17.30, presso la Sala Ferri di Palazzo Strozzi) promosso dal Gabinetto Vieusseux con il patrocinio del Comune di Firenze, del Centro per il libro e la lettura del Mibact e con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze. La rassegna, ideata e curata da Alba Donati, è dedicata a quelle scrittrici che hanno faticato a vivere la loro ‘stranezza’, la loro ‘originalità’, la loro ‘unicità’, in un mondo che chiedeva loro solo di essere conformi alle aspettative della società. Che sono state “di troppo” senza vergognarsi di esserlo. E quante oggi si sentono in questo modo? Che sia questa una delle chiavi di lettura del presente che viviamo dove ancora le donne faticano a trovare il posto che spetta loro?

«Sono donne dalla vita esemplare – spiega Alba Donati – sia nel senso della gioia sia nel senso del dolore, donne che hanno vissuto intensamente la loro vita, anche laddove non era consentito. Sono caratteri forti, eccedenti la norma, difficilmente catalogabili in percorsi collettivi, in movimenti, in gruppi. Donne sole e fortissime che hanno lasciato una scia luminosa ovunque siano transitate».

In questo mese di maggio, tradizionalmente dedicato ai libri, l’attenzione è rivolta, in particolare, a quelle scrittrici che non ci sono più. Se il presente è ricco di autorevoli voci al femminile, è il passato che reclama i riflettori accesi, per evitare l’oblio. «Ha ragione Michela Murgia quando mette in evidenza l’assenza di firme di donne nelle prime pagine dei giornali – continua Donati – è prima di tutto una questione culturale. Per ogni donna presentata, siamo costretti a contare decine di nomi di autori uomini mediocri nella costruzione delle antologie, ad esempio. Sono ancora troppi i nomi di donne, di poetesse tenuti ai margini. Questo è il nostro contributo, ma sicuramente in futuro potrebbe esserci anche dell’altro».

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Quattro incontri non per tenere lezioni accademiche, ma per far nascere curiosità e stimolare ammirazione. Vita e opere, in fondo, si mescolano insieme in un tutt’uno inscindibile. Si parte con l’outsider per eccellenza delle scrittrici Virginia Woolf (9 maggio) raccontata da Liliana Rampello che ne presenterà la vita e l’opera, per guardare da vicino il profondo intreccio tra esperienza personale e la straordinaria invenzione narrativa, per far emergere in tutta la sua straordinaria originalità di artista e intellettuale libera e controcorrente. Giovedì 16 maggio sarà la volta di Fausta Cialente, scrittrice sarda, vincitrice del premio Strega nel 1976 con il romanzo “Le quattro ragazze Wieselberger”. Morì nel 1994, quasi dimenticata. Eppure la sua vita ha attraversato tutto il Novecento e ha regalato pagine assai importanti che meritano rinnovata attenzione. A parlarne al pubblico fiorentino sarà Maria Serena Palieri con “Radio Cairo. L’avventurosa vita di Fausta Cialente in Egitto” (Donzelli) che ha ricostruito la sua biografia e la sua opera, ma soprattutto ha anche portato alla luce un capitolo poco noto, quello dell’impegno antifascista, negli anni del conflitto mondiale.

Altra figura chiave è quella di Alba de Céspedes (giovedì 23 maggio), giornalista e scrittrice che ha combattuto per la Liberazione del nostro Paese. Raccontata da Valeria Babini, Alba de Céspedes è una figura eclettica e dal percorso militante, con una biografia che spazia tra Roma, Parigi e Cuba (figlia dell’ambasciatore cubano in Italia Carlos Manuel de Cespedes y Quesada). Il suo primo romanzo è stato Nessuno torna indietro. Venne pubblicato nel 1938 da Mondadori che riuscì a evitare la censura del regime fascista. In breve tempo divenne un best-seller internazionale: in questo romanzo si raccontano le vicende di otto ragazze, assai diverse per estrazione sociale, provenienza geografica e atteggiamento, in un pensionato per universitarie. De Céspedes prova a dar voce ad una diversa idea di femminilità, libera dai canoni tradizionali dell’epoca, conscia di sé e delle proprie potenzialità.

Il percorso si concluderà giovedì 30 maggio con Marguerite Yourcenar, la prima donna eletta alla Académie Française, raccontata da Eleonora Pinzuti.