Decathlon e l’incidente del velo da corsa: è giusto venderlo o no?

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La notizia, per chi se la fosse persa sui giornali degli ultimi giorni, è questa: la nota catena francese di abbigliamento sportivo Decathlon prima decide di mettere in commercio anche in Francia – dopo averlo già fatto in Marocco – l’hijab da corsa, cioè un velo adatto alle musulmane che vogliono fare jogging. E poche ore dopo dall’annuncio fa dietrofront e decide di ritirare l’articolo da mercato.

Per i responsabili del gruppo, l’hijab da corsa lascia il volto scoperto e quindi non viola nessuna regola dello stato francese. Inoltre, sosteneva all’inizio Decathlon, favorisce lo sviluppo dello sport tra le donne. Poi però sono arrivate, potenti, le critiche dei partiti di tutto l’arco costituzionale francese, la patria della laicità. Hanno gridato allo scandalo La République en Marche del presidente Emmanuel Macron e Rassemblement National di Marine Le Pen, fino a quel che resta del Partito Socialista.

E alla fine, di fronte a una levata di scudi così rapida e così generalizzata, Decathlon non ha potuto far altro che rinunciare alla commercializzazione del velo da corsa “fino a nuovo ordine”: «Con totale responsabilità, prendiamo la decisione di non vender al momento attuale questo prodotto in Francia», ha detto il responsabile comunicazione di Decathlon, Xavier Rivoire.

Ora, mi sono detta, chi ha ragione? Alla domanda «indosseresti mai il velo, o ti farebbe piacere che lo indossasse tua figlia» naturalmente rispondo no. Ed è mia speranza che prima o poi – più prima, che poi – il vento della parità soffi anche nel mondo arabo e liberi le donne da questo simbolo di tutti i limiti che vengono loro imposti. Però mi dico anche: ma era così bieco, l’intento di Decathlon? O forse in quel velo per fare lo sport c’era la chance per le ragazzine delle banlieu di poter andare al campetto con il resto delle amiche e passare un pomeriggio a correre? Una chance di fare quello che fanno le compagne e magari scoprire che forse è addirittura più bello, vive a capo scoperto. E finire col toglierselo pure, quel velo. Così, in un pomeriggio di sole, con leggerezza, senza preavviso.

Non è obbligandole a toglierlo, il velo, che si liberano le donne musulmane. È facendo vedere loro che senza quel velo si vive meglio. Solo se lo toglieranno da sole, saranno veramente libere. Altrimenti, non faremo altro che far passare queste donne da un’imposizione all’altra.