Care ragazze che, in perfetta buona fede, avete semplicemente protetto le teste di uomini di potere… vi sareste mai aspettate tanta eco mediatica? Chiaramente no. Come una di voi ha commentato in un’intervista, stavate semplicemente dando una mano e non c’era nulla di cui vergognarsi.
In realtà la “vergogna”, se così si può chiamare la condizione sociale di un intero Paese, è “caduta” per caso sulla situazione in cui vi siete trovate e che avete involontariamente interpretato, proprio come se fosse stata una scena di teatro pensata da un abile regista. Il regista ha voluto ricordarci, una volta per tutte e con un’immagine indelebile, che l’Italia è un Paese in cui le donne stanno sistematicamente in seconda fila, a prestare servizio. Ma ci si è indignati per un’immagine così smaccata, mentre non ci si indigna abbastanza per le condizioni che quotidianamente la causano, e che proprio questa settimana ci ha ricordato il rapporto dell’INPS. Le donne in Italia non riescono a lavorare. Hanno contratti fragili in previsione di maternità che arrivano sempre meno di frequente, e che quando arrivano abbattono il loro reddito medio del 35%. Sono dati che, oltre a frenare lo sviluppo del nostro Paese, dovrebbero farci vergognare tutti, altro che i dieci figuranti della scenetta di Sulmona. Ma sono anche dati che una solo foto, riflesso di realtà, ci restituisce con molta più efficacia dell’altro effetto di questo fenomeno: le innumerevoli assenze femminili in ogni ambito della società, dell’economia e della politica italiana. Le donne che non vediamo quando sfogliamo i giornali, quelle che non ci sono a parlare nei convegni, quelle che mancano dai nomi delle strade e delle leggi, quelle che non decidono in politica e nelle aziende, quelle che non influenzano, non pesano, non ci sono… Ed è difficile far vedere un problema se la sua manifestazione più immediata è proprio nell’assenza.
Per questo, in conclusione, grazie care ragazze. Avete acceso una luce di speranza sul vostro stesso futuro – e forse anche voi per la prima volta vi state rendendo conto che avreste potuto avere qualche problema, finita l’università – perché l’eco mediatica è l’unica speranza che ci resta di essere presi sul serio quando diciamo che essere al 117° posto nel mondo per partecipazione economica delle donne è un’onta e una vergogna – un dramma sociale e un enorme problema economico – ed è ora di sedersi al tavolo e fare i conti con questa pièce… di realtà.