La donna araba più influente al mondo nel 2017, secondo la classifica di Arabian Business, è un’americana. Non porta il velo. E ironia della sorte è arrivata negli Stati Uniti proprio da uno di quei sette Paesi su cui Trump ha scagliato la maledizione del “Muslim ban”, il divieto di ingresso negli Usa. Come la mettiamo, Mr President, con Zainab Salbi?
Irachena di nascita, 47 anni, Salbi si divide tra le associazioni umanitarie per la difesa delle donne in zone di guerra e i programmi televisivi su AOL. È stata premiata dal presidente Clinton e dalla rivista Time, dal World Economic Forum e dal Foreign Policy Magazine.
È più un’americana che un’irachena, si dirà. E certo una rondine non fa primavera. Una rondine no, ma uno stormo si: all’ottavo posto, della classifica delle donne arabe più influenti al mondo, ecco che compare un’altra cittadina a stelle e strisce, anche se ha origini algerine. Katia Bouazza, responsabile della divisione Capital Financing del colosso Hsbc. Una delle donne più importanti della finanza mondiale. Sempre nella top 10, al decimo posto, c’è Dalia Mogahed: nata in Egitto, ma scelta niente meno che da Barack Obama per guidare il dipartimento di ricerca dell’Institute for Social Policy and Understanding di Washington. Certe volte Mogahed indossa il velo, ma per Obama questo non è stato in alcun modo un problema.
Tre cittadine americane fra le dieci donne arabe più influenti al mondo. Il 33%: il dato balza agli occhi. Racconta un’America più avanti di quello che il suo presidente voglia farci credere. Racconta un mondo globalizzato in cui le arabe sono sempre meno ostaggio della propria cultura e sempre più al fianco delle donne di tutto il mondo nella ricerca della parità.
Le donne arabe sono influenti nell’industria, nella politica e nella finanza. E anche quando non rientrano nella Top 100 possono stupire: ieri Sima Kamil è stata nominata a capo della United Bank Limited. Sarà la prima donna a guidare una banca commerciale del Pakistan. La Ubl ha 15mila dipendenti e sedi in 15 Paesi, tra cui gli Stati Uniti: ancora una volta, il destino delle donne arabe si intreccia con quello della più grande potenza occidentale.
Con buona pace di Mr Trump.