Un secondo. Zitto e scava.

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Zitto. Zitto e scava. Sono sette ore che sei qui, ma non importa, vai avanti. Il gelo taglia la faccia che fa male anche a respirare, e devi usare poco la pala e molto le mani per non far venir giù tutto, anche se tutto è già venuto giù.

Zitto. Zitto e scava. Sotto ci sono delle persone, non sai nemmeno quante, non sai dove, sai che sono quarantadue ore che sono sotto, e che non senti niente, nessuno parla, chiamavate, all’inizio, poi avete smesso, non c’erano risposte, c’erano solo le vostre urla in una notte gelida che facevano paura quassù in mezzo al nulla. E c’erano quelle le luci, luci che di solito vogliono dire vita, luci che invece non vogliono dire niente perché è partito un generatore e illumina solo una gigantesco cimitero innevato.

Zitto. Zitto e scava perché da un punto, che chissà dov’è, è impossibile anche solo intuire la sagoma di quello che era un albergo a tre piani, viene su un filo di fumo, forse un cortocircuito, ma chissà, i cani hanno abbaiato in quel punto e se i cani abbaiano tu stai zitto e scavi, non ti sei nemmeno accorto quando il sole è spuntato, però la notte è finita, e basta anche solo questo a ridare speranza.

Zitto. Zitto e scava. Ora che è giorno non è meno faticoso, non è meno pericoloso, non cambia niente però c’è la luce, e anche se fa male tutto si va avanti evitando di pensare che, tanto, dal caldo delle poltrone diranno comunque che sei partito tardi, che dovevi essere qui prima, prima di adesso, prima di ore fa, prima che cominciasse a nevicare, prima che venisse giù la valanga, prima che venisse il terremoto, e ci saranno anche sciacalli che ti cuciranno addosso polemiche che puzzano di politica. Ma non te ne frega niente, non può fregartene niente, sei una macchina, adesso, la macchina umana che compie i suoi gesti uguali, uno dietro l’altro, e tende le orecchie per sentire ogni suono, ogni richiesta, ogni parola.

Zitto. Zitto e scava. Perché non puoi farne a meno, non riesci ad arrenderti, pensi al fatto che là sotto ci può essere una bolla d’aria, gente che respira, protetti dalla stessa neve che potrebbe ammazzarli da un momento all’altro. Bambini che non si sa se due, tre, quattro. Bambini.

Zitto. Zitto e scava. Tra un secondo toccherai proprio la mano di un bambino. Vivo.