7 Minuti: a quali diritti siamo pronti a rinunciare per lavorare?

7 minutiLatina. Una fabbrica di calzini viene venduta da proprietari italiani ad una multinazionale francese. Come condizione all’acquisto i francesi richiedono che i dipendenti accettino di ridurre la pausa pranzo di 7 Minuti. Il consiglio di fabbrica, che deve votare per questa richiesta, è composto da 11 donne. Undici storie personali, undici visioni del mondo, undici culture ed età diverse.

Se questo film fosse stato interpretato da 11 uomini probabilmente ne sarebbe venuto fuori un film dal forte tratto politico, ma essendo interpretato da 11 donne ed essendo Michele Placido uno straordinario autore al femminile, ciò che vedrete è un esempio plastico di cosa sia la vita vissuta oltre la razionalità. “Sette minuti” è un affresco sulla emotività, un film sulla pancia delle donne. Una pancia grande come quella del mio personaggio, Isabella Coccia, al settimo mese di gravidanza.

Oltre alla forza con cui vi farà vibrare, questo film sarà anche una buona occasione per non smettere di interrogarci sui grandi temi del nostro tempo: che senso dobbiamo dare al lavoro in fabbrica oggi? Con l’apertura ai cinesi del mercato del lavoro, come va concepita la concorrenza nel mondo della manifattura? Quali diritti dobbiamo poter garantire e a quali dobbiamo poter rinunciare per essere competitivi? Il rapporto uno a uno tra dipendente e proprietario è ancora possibile? Ma sopratutto, se i nuovi italiani vengono da mondi diversi dal nostro e hanno motivazioni e aspettative diverse, come possiamo stabilire con loro una comune visione del mondo del lavoro?

Questo film mi ha toccato come pochi altri lavori proprio per questa sua profonda verità. Una verità quotidiana che oggi non trova spazio ne in televisione ne su internet. Una verità che è difficile riuscire a conoscere senza retorica quando non la vivi nella sua cruda verità quotidiana. Ecco… la magia di questo film forse è proprio questa: ti trasporta in un mondo vero di cui puoi sentire gli odori e le emozioni senza per questo annegare nella retorica della peggiore ideologia di sinistra.