“La politica non fa per te, sposati piuttosto!”, dice il testo, segue allegato porno nel corpo dell’e-mail. Oppure: foto del figlio, indirizzo della scuola che frequenta, elenco degli amici, numero di telefono e “stai attenta, o me la rifaccio su di lui”. Due facce, una sola medaglia: quella del sessismo (più o meno spinto) contro le donne che siedono nei Parlamenti di tutto il mondo. E non c’è quota rosa che tenga.
Ad accendere un faro sulla mancanza di rispetto delle donne in politica è uno studio dell’Ipu, l’Unione interparlamentare, su 39 Paesi del mondo, di cui 15 europei: l’81,8% delle parlamentari ammette di aver subito una qualche forma di violenza psicologica da parte degli uomini. Una percentuale enorme. Che fa del grottesco caso Trump una goccia nel mare.
Il 44% delle intervistate sostiene di aver ricevuto minacce di morte o di stupro, il 20% addirittura di aver subito avance sessuali spinte. Da dove arrivano l minacce? Quasi tutte dai social, dove ormai chiunque si permette di andare oltre il lecito per il solo fatto di avere uno schermo digitale o una cyberidentità a proteggere la propria faccia. Una parlamentare intervistata – e stiamo parlando di un’europea – ha ammesso di aver recentemente ricevuto, in soli 4 giorni, ben 500 minacce di stupro via Twitter.
Ai pazzi su Internet, purtroppo, si aggiungono anche i colleghi uomini in parlamento: il 65% delle donne intervistate dall’Ipu sostiene di essere stata apostrofata in maniera sessista almeno una volta durate l’esercizio del proprio mandato. “Perché quando un parlamentare grida in aula viene ascoltato con più attenzione, mentre a una donna si fa il gesto di tacere, con il dito indice sulla bocca?” si chiede una delle intervistate.