Kibo, Vortex, Dash, Hackaball. E poi Blocky, Hopscotch eWeDo. Sono i nomi di strumenti e linguaggi che avvicinano i bambini al coding. Già alla scuola dell’infanzia, già a 4 anni. Se questo fenomeno è realtà in paesi come la Gran Bretagna, la Finlandia e l’Estonia, dove l’ora di “coding” è ormai usuale come l’ora di storia o di aritmetica, anche in Italia si comincia a diffondere la volontà di introdurre la programmazione nelle scuole e di rendere il “coding” a misura di bambino.
Accostare il gioco, all’idea della programmazione è proprio alla base della sperimentazione che sta prendendo forma nelle scuole italiane ed europee attraverso la “Europe Code Week”, che si terrà dal 15 al 23 ottobre, arrivata alla quarta edizione, durante la quale si svolgeranno eventi in ogni parte d’Europa per offrire ai ragazzi l’opportunità di avvicinarsi al mondo della programmazione. Le scuole italiane, di ogni ordine e grado, avranno l’opportunità di partecipare come protagoniste attive, organizzando iniziative di formazione dei docenti, proponendo metodologie didattiche utili a sviluppare e stimolare il pensiero computazionale.
I nativi digitali sono abilissimi nell’utilizzare le nuove tecnologie e i supporti, già da molto piccoli ma, raramente hanno idea di come quelle tecnologie siano state create. La dottoressa Marina Umashi Bers, psicologa della Boston University e creatrice di Kibo (robot kit per avviamento al coding), è convinta che il pensiero computazionale vada rinforzato sin da piccoli, partendo già dalla scuola materna. Osservando i miei alunni, credo che sia davvero il momento di introdurre nel programma curricolare della scuola dell’infanzia, il potenziamento del pensiero computazionale. Avvicinarli al “mondo” dei codici, li renderebbe, senza dubbio più interessati e consapevoli.
Il progetto si fonda su una tesi che, in altri tempi e in altri modi, Maria Montessori aveva già costruito: tutto ciò che ha a che fare con la sfera psico-educativa è legato alla capacità di fare e manipolare oggetti. Programmare, dunque, significa pensare, analizzare, manipolare: una grande palestra di logica in linea con i tempi e con le esigenze della società moderna, nonché con le già sviluppate abilità tecnologiche dei bambini.