Parlare ancora del #fertilityday a ventiquattro ore dal suo naufragio mediatico sa un po’ di sciacallaggio. Quello che penso è ben sintetizzato qui, e quindi prendiamola come una boutade e amen. Poi, certo, siccome questa campagna un pregio ce l’ha, ed è quello di riuscire a offendere trasversalmente la sensibilità di tutti, di chi non ha figli perché non può, di chi non li ha perché non li vuole, di chi li ha ma esiste solo se è bella fino alla fine dei suoi giorni, io che rientro nella casistica “puerpera tardiva con figlio unico”, mi trovo a combattere contro la tentazione di farla, un po’ di ironia.
Per esempio, mi sto trattenendo dal ringraziare pubblicamente il ministro Lorenzin perché grazie a lei ora ho nuovi strumenti per rispondere a Francesco, 5 anni, quando mi chiede sorelline o fratellini. Ora posso rispondere con parole delicate tipo “no, bambino mio, la mamma non ha più abbastanza sabbia nella clessidra e tu sarai per sempre triste e solo come da foto, anzi, ringrazia che sei nato, lo dice la pubblicità”. Ma passerò oltre. Anche perché questi strumenti la Lorenzin alla fine me li ha quasi regalati. Il progetto, per cui è stata fatta una gara pubblica, ha ricevuto un finanziamento di 113.300, 00 euro, riporta oggi Lettera 43. E per le foto come quella che ritrae l’omologo di Francesco e me vent’anni fa con la clessidra in mano, sempre a quanto scrive il magazine on line, sarebbe stata pagata una cifra pari a circa 1 euro e mezzo. Perché quelle sono foto acquistate da una banca di immagini on line. Cioè, un’agenzia deve realizzare un progetto di comunicazione con l’obiettivo da capitolato di «suscitare empatia e far capire che la fertilità è una ricchezza da tutelare senza cadere in toni paternalistici, ma presentando la bellezza di poter un giorno diventare genitori come la cosa più bella per una coppia e come parte del ciclo della vita» e neanche realizza immagini originali? Io donna fertile o non fertile devo sentirmi responsabile delle sorti del Paese e devo sentirmi in colpa con il copia-incolla? Tante volte per trovare le ragioni dell’epic fail di una campagna di comunicazione non serve fare dietrologia, basta guardare la cura e l’attenzione che si dedica ad ogni elemento di quella campagna. E dove domina il visual la scelta delle immagini non è irrilevante. Si potevano scegliere altre vie, comunque low cost, come ha fatto Getty Images quando ha lanciato il contest per dire addio agli stereotipi di genere. Viene il dubbio che lo pseudo-brief del #fertilityday che sta circolando su facebook in questi giorni non sia poi così fake.