Giuseppe Tassi (Giuseppe-Tassi-chi? Wikipedia non lo riconosce) è un gran maleducato. Ma purtroppo è in buona compagnia. È la stampa, bellezza. Ed è una stampa sessista, almeno finché i direttori di giornale donna nel mondo si conteranno sulle dita di una mano.
Le Olimpiadi di Rio sono cominciate solo da da cinque giorni, eppure sotto i riflettori sono già apparsi ben cinque casi di scorrettezza di genere. Per fortuna, noi italiani ci fermiamo a uno: quello di Guendalina Sartori (una bella mezza pagina su Wikipedia, e ho detto tutto), Lucilla Boari e Claudia Mandia, che un titolo apparso sul Quotidiano Sportivo ha chiamato “le tre cicciottele” del tiro con l’arco. Un inqualificabile azzardo, che per fortuna è costato il posto al diretto responsabile della brutta figura. Il direttore di QS di cui sopra.
Cicciottelle è bruttino. Ma anche “moglie di” non scherza: è capitato qualche giorno fa all’americana Corey Cogdell-Unrein, terzo posto sul podio per il tiro al piattello. Il Chicago Tribune ha titolato: “La moglie del lineman dei Chicago Bears vince la medaglia di bronzo”. E sei poi il buon Mitch perde il prossimo campionato di football americano, chi sarà quello con più trofei, in casa?
La nuotatrice ungherese Katinka Hosszu ha vinto l’oro nei 400 misti. Il commentatore (maschio) della Nbc, mentre il cameraman (maschio, presumo, anch’egli) inquadrava il marito della campionessa, in diretta ha sentenziato: “ed ecco l’uomo responsabile della sua performance!”. Nessuno tranne lui si dev’essere accorto che il marito l’ha spinta da dietro, o piuttosto le ha aperto le acque davanti.
E poi Katie Ledecky, oro nei 200 e anche nei 400 stile libero: per il Daily Mail, è “la Micheal Phelps in gonnella”. Un grande classico. Magari si potesse dire di Roberto Calderoli che è stato “il Nilde Iotti coi pantaloni”.
Cicciottelle di tutto il mondo, facciamo una scommessa? Scommettiamo che le atlete italiane a Rio portano a casa più trofei dei loro compagni?