Anno 859 d.C. L’inverno è così rigido quell’anno che l’Italia è coperta dalla neve per 100 giorni e il mare Adriatico si congela. Nella Penisola Iberica nel frattempo i razziatori vichinghi bruciano le moschee di Siviglia e Algeciras. In Cina invece regna la dinastia Tang. Il paese, dopo avere raggiunto il punto più alto di espansione, inizia il suo periodo di declino. Mille anni più tardi il regista Zhang Yimou ambienta proprio in quell’anno il film “La foresta dei pugnali volanti”. A migliaia di chilometri di distanza, in Marocco Fatima al-Fihriyya apre i battenti della prima università del mondo: l’Università di al-Qarawiyyin a Fez. Oggi, dodici secoli dopo, la sua memoria è tenuta viva da un’altra donna, l’architetto canadese-marocchino Aziza Chaouni.
Ma andiamo con ordine. La storia di questa biblioteca sfida le più comuni supposizioni che oggi abbiamo sul contributo delle donne nella civiltà musulmana. Fatima nasce nel 9° secolo. La sua famiglia viene da Kairouan, in Tunisia, ma quando è ancora molto giovane si trasferisce a Fez, nel nord del Marocco. Il canale francese France 5 Channel le ha dedicato un documentario della serie “L’età d’oro dell’Islam”, chi mastica un po’ di francese lo trova anche qui. É figlia di un ricco mercante di nome Muhammad al-Fihri. Lei e sua sorella Maryam sono entrambe ben istruite, e quando ereditano una grossa somma di denaro decidono di destinarla al servizio della comunità per onorare la memoria del loro padre. Maryam dirige la costruzione della moschea degli Andalusi (sempre a Fez), mentre Fatima si occupa della costruzione della moschea di al-Qarawiyyin che diviene presto anche sede di istruzione religiosa e di discussione politica. Non solo luogo di culto quindi, ma anche biblioteca e università. Oltre al Corano e alla Fiqh (giurisprudenza islamica), si iniziano ad insegnare materie come filosofia, le scienze naturali, la matematica. Fatima Al-Fihri supervisiona la costruzione della moschea, e più tardi negli anni, frequenta anche le lezioni di studiosi di fama che vengono a insegnare alla scuola.
Fatima Al-Fihri morì nel 880 ma l’Università di al-Qarawiyyin è ancora oggi in funzione. L’Università si è allontanata in un’altra parte di Fez, ma la moschea e la biblioteca rimangono presso l’antico complesso immerso nella vecchia medina.
La biblioteca possiede 4.000 libri rari e testi islamici unici. Il curatore biblioteca Abdelfattah Bougchouf ha detto a Morocco World News che un tempo la porta originale della camera dei manoscritti aveva quattro serrature, e ognuna delle chiavi era posseduta da una persona diversa. Quando la stanza doveva essere aperta, tutti i possessori delle chiavi dovevano essere fisicamente lì per aprire il proprio lucchetto. Oggi tutto questo è stato sostituito con un codice di sicurezza a quattro cifre. L’edificio è stato restaurato nel corso degli ultimi tre anni da un’altra donna, l’architetto canadese-marocchino Aziza Chaouni che ha voluto anche un’ala aperta al pubblico che sarà visitabile da settembre.
La biblioteca più antica del mondo è sempre stata in funzione ma il palazzo è andato deteriorandosi. Nel 2012, il Ministero della Cultura marocchino ha chiamato Aziza Chaouni e le ha affidato il restauro. L’architetto si è detta piacevolmente sorpresa della chiamata e del fatto che abbiano pensato proprio a lei per il progetto, in un settore dominato dagli uomini.
Ristrutturare una biblioteca di 1.157 anni è una sfida, ha raccontato Chaouni a TED. L’inizio dei lavori è stato uno shock: “Nei locali in cui erano custoditi preziosi manoscritti risalenti al 7° secolo, la temperatura e l’umidità non erano controllati, e c’erano crepe nel soffitto”. Erano a rischio antichi volumi che coprono secoli di conoscenze in teologia, grammatica e astronomia. Poi ci sono stati i problemi pratici come trovare materiali simili per abbinare i pezzi mancanti o per sostituire le piastrelle rotte dei mosaici. Oppure ancora non sai mai cosa c’è dietro un muro: Potrebbe esserci un dipinto, oppure una porta. Durante i lavori nei sotterranei per esempio è venuto alla luce un sistema fognario secolare.
Chaouni ha voluto portare un po’ di pragmatismo del 21° secolo nel progetto. Oltre alle serrature digitali, il restauro ha dotato la biblioteca anche di pannelli solari, un nuovo sistema di canali di scolo, e l’aria condizionata che aiuterà il controllo dell’umidità per proteggere i libri. C’è un’altra novità: per la prima volta nella sua lunga storia, la biblioteca avrà un’ala aperta al pubblico con una sala espositiva e un piccolo caffè. Aprirà a settembre. Fino ad oggi il privilegio di visitarla era limitato a studiosi e ricercatori che dovevano avere un permesso formale. Un altro modo per migliorare l’accesso ai manoscritti è quello di digitalizzarli.E’ un’operazione che la biblioteca sta già facendo, per ora circa il 20 per cento dei testi sono disponibili in forma elettronica.