“Il mestiere di fare banca, non solo in Italia ma a livello globale, sta subendo un profondo cambiamento, come si vede anche dai risultati degli istituti di credito. Complici anche i bassi tassi d’interesse”. Lia Turri, partner della divisione Financial Services di PriceWaterhouseCoopers (PWC), è convinta che il sistema bancario si trovi di fronte a una svolta: “In Italia è evidente. Fino a qualche tempo fa le banche aprivano filiali e acquistavano sportelli. Oggi pagano per chiuderli. L’informatizzazione dei processi sta portando, infatti, a un cambiamento radicale nel rapporto cliente-banca”.
Quanto sono sane le banche italiane?
Il sistema bancario italiano risente molto dell’andamento dell’economia del Paese. In questo momento gli istituti stanno facendo i conti con le erogazioni di crediti del passato. Un tema che può essere risolto seguendo due vie: interventi a livello legislativo che permettano di accorciare i tempi per rientrare velocemente con la riscossione delle garanzie. In Italia abbiamo tempi ancora troppo lunghi in questo senso. La seconda soluzione è quelal della cessione di pacchetti di non performing loans e l’interesse da parte di fondi stranieri in questa direzione c’è.
Le banche di altri paesi europei sono più solide?
Per le banche italiane c’è un tema di dimensioni, perché i nostri operatori si possono considerare tutti locali rispetto a gruppi bancari europei che hanno una presenza geografica differenziata e quindi sono meno legati all’andamento dell’economia del mercato domestico. Inoltre gli altri istituti europei hanno uno stock di sofferenze inferiore a quello delle banche italiane. D’altra parte, però, nei bilanci delle banche di altri paesi c’è il tema degli investimenti immobiliari e in derivati, che i nostri istituti non hanno.
Da qui a tre anni si aspetta che avvenga il consolidamento del settore che tanto è stato annunciato?
La fisionomia del sistema bancario italiano cambierà profondamente nei prossimi anni a partire dal numero di soggetti sul mercato. Il cambiamento, però, procederà a balzi: a momenti di attivismo si susseguiranno momenti di consolidamento.
Di quale riforma avremmo bisogno a livello di sistema Paese?
Credo si debba intervenire sul sistema di procedure per arrivare a una maggiore semplificazione della burocrazia, perché solo così si può ridare slancio alle iniziative e all’economia. I tempi della burocrazia oggi incidono molto sulla realizzazione dei progetti e non sono più compatibili con la velocità di cambiamento a livello globale. Finora ci hanno provato ma i risultati non sono stati efficaci.
Quale Paese vorresti lasciare ai tuoi figli?
Non sono sicura che il futuro dei miei figli sia in questo Paese. I nostri figli dovranno essere cittadini del mondo andando a studiare e lavorare all’estero. Vorrei, comunque, lasciare loro un Paese migliore, meno ingessato, dove possano realizzare i propri sogni.
Nella tua carriera hai rimpianti?
Mi sarebbe piaciuto cambiare lavoro. Sono entrata da neolaureata in Pwc nel 1992 e ho fatto tutto il percorso interno. E’ stato molto vario e stimolante, ma mi sarebbe piaciuto anche mettermi alla prova in un altro contesto.
Come gestisci il tuo team?
Credo di essere abbastanza esigente, ma in fondo comprensiva. Credo di capire bene cosa posso avere dalle persone e cerco di ottenere di più da coloro che possono darmelo.