“Chi non pensa che la tassa sui tamponi sia un problema o non è una donna o non è mai stato povero”. Si pronuncia così Jennifer Weiss-Wolf, la vicepresidente per lo sviluppo del Brennan Center for Justice, per commentare la cosiddetta “tampon tax“, la tassa che si deve pagare quando si acquistano assorbenti e tamponi. Questi prodotti di igiene femminile rappresentano una necessità per metà del genere umano, non sono un lusso, eppure sono tassati come se lo fossero. In Italia l’aliquota fissata è quella ordinaria al 22%. Significa che per lo stato italiano gli assorbenti sono come un tappeto persiano o un tablet. Non indispensabili. Se i prodotti igienico-sanitari femminili venissero inseriti nella categoria dei “beni essenziali” questo comporterebbe la riduzione dell’Iva al 4%. La stessa tassazione che ricade sui quotidiani, il latte o gli apparecchi acustici.
Le mestruazioni sono costose: Nell’arco della vita una donna usa come minimo 12 mila tamponi (la stima è di Philip Tierno, docente di microbiologia dell’Università di New York). In Italia il costo per una confezione da 20 assorbenti supera i 4 euro. Senza contare gli antidolorifici da prendere ogni mese o le lenzuola da cambiare. E questo va avanti per 30, 40 anni. I problemi mestruali non uccidono, certo, ma peggiorano la qualità della vita.
Le mestruazioni sono un processo naturale ma rimangono un argomento tabù. Come risultato è poco chiaro cosa comportino nella vita quotidiana di una donna. Ce lo mostra benissimo la pubblicità. In nessun mondo il ciclo mestruale è ordinato e pulito come nel mondo della televisione. Il che non è necessariamente sorprendente, ma è fastidioso. Si parla di sangue che scorre tra le gambe ma il colore rosso non appare mai. Al suo posto sul nostro piccolo schermo della tv appare un flusso blu che sgocciola dolcemente su assorbenti intonsi. Questo non solo nasconde, ma rimuove qualcosa che in fin dei conti è solo parte della natura di ogni donna. Una parte ingombrante, dolorosa, a volte imbarazzante ma inevitabile. I prodotti sanitari sono di vitale importanza per la salute e il benessere delle donne ma sono tassati come beni superflui. Forse perché quelle leggi le hanno fatte gli uomini?
La questione non è nuova, in tutto il mondo si stanno studiando soluzioni. In altri paesi viene già applicata l’aliquota agevolata o addirittura l’imposta è eliminata del tutto. Il primo paese ad eliminare la tampon tax è stato il Kenya nel 2004. Mentre in Canada e Irlanda l’Iva è azzerata. Nel 2013 l’inglese Laura Coryton lanciò su Change.org una campagna dal titolo Stop taxing periods. La raccolta firme raccolse circa 320mila adesioni e venne accompagnata dagli hashtag #FreePeriods ed #EndTamponTax. Dal marzo 2016 anche nel Regno Unito gli assorbenti sono considerati beni essenziali e si è passati da una tassazione dal 17,5 al 5% allineandosi a paesi come Francia e Paesi Bassi. In Italia niente di tutto ciò. Una proposta simile, fatta ad inizio 2016, ha generato battute da terza media.
A pensare di aggiungere le confezioni di assorbenti alla lista dei beni essenziali sono stati Beatrice Brignone, Giuseppe Civati, Andrea Maestri e Luca Pastorino del partito Possibile. Quando il leader fuoriuscito dal Pd Giuseppe Civati ha depositato in parlamento la Proposta di Legge Tampon tax per “la riduzione dell’aliquota dell’imposta relativa ai prodotti di prima necessità destinati alle donne”, l’iniziativa è stata accolta con una pioggia di sarcasmo su Twitter. La tampon tax in Italia è diventata una barzelletta.
Intanto nella città di New York è passata una legge per fornire assorbenti gratis nelle scuole statali, nei rifugi per senzatetto e nelle prigioni. Considerando che a New York un pacco di assorbenti viene venduto intorno ai 10 dollari, si può ben capire il problema finanziario di molte studentesse con un reddito basso, per non parlare delle 23 mila donne senza fissa dimora o che vivono nei centri di assistenza comunali.
La normativa mira ad aiutare donne e ragazze che ne hanno più bisogno: A New York, il 79 per cento degli studenti delle scuole pubbliche provengono da famiglie a basso reddito; il carcere colpisce di più le persone con difficoltà economiche e le minoranze; e essere senza fissa dimora spesso significa dover dare priorità al cibo o ad un tetto dove ripararsi per la notte, su qualsiasi altra cosa.
A scuola per chiedere un assorbente le ragazze devono andare in infermeria come se le mestruazioni fossero una malattia ma la situazione delle detenute e delle senzatetto è ancora peggiore. Per noi è facile andare al supermercato più vicino e comprare un pacco di assorbenti ma non è così scontato per chi non ha una casa e magari neanche il denaro necessario per l’acquisto. Il problema delle senzatetto inglesi è stato raccontato in tutta la sua durezza da Vice UK. A seguito dell’inchiesta, on line è nata una petizione per chiedere al governo inglese di distribuire assorbenti nei centri di assistenza. Su twitter l’hashtag #TheHomelessPeriod ha portato a donazioni spontanee ai centri assistenza.
Il nuovo disegno di legge americano, presentato dalla consigliera Julissa Ferreras-Copeland, è stato approvato con voto unanime da parte del consiglio comunale ed è stato reso esecutivo dalla firma del sindaco Bill de Blasio. Ora il passo successivo è l’installazione di dispenser in giro per New York City che forniranno almeno 2 milioni di dollari in prodotti all’anno tra assorbenti interni ed esterni. La legge appena approvata a New York City è l’ultimo frutto di una serie di campagne per la parità mestruale andate a buon fine. La stessa Copeland, all’inizio di quest’anno, ha condotto un progetto pilota per portare assorbenti gratuiti in 25 scuole pubbliche nel Queens e nel Bronx. A gennaio, due deputate della California, Cristina Gracia e Ling Ling Chang, hanno presentato una proposta di legge per esentare i prodotti per l’igiene femminile dalle imposte sul consumo. Una tampon tax dal valore di 20 milioni di dollari. Mentre Chicago ha già eliminato le imposte comunali su questi prodotti.
In Italia, la battaglia contro le imposte sugli assorbenti è appena cominciata. Su Change.org Chiara Capraro ha lanciato una petizione per chiedere l’abrogazione dell’imposta sugli assorbenti. “Gli assorbenti dovrebbero entrare nella lista dei beni essenziali: mentre si può vivere senza un tablet, non è possibile, per chi ha le mestruazioni, fare a meno degli assorbenti per condurre una vita normale e in salute”.