Il 5 febbraio 2014, ricorrenza della Festa di Sant’Agata, patrona di Catania, nasceva Orange Fiber, startup fondata da due ragazze catanesi con l’obiettivo di trasformare le bucce delle arance in tessuto innovativo. Oggi, a due anni di distanza e dopo l’inaugurazione del primo impianto pilota, le due giovani fondatrici vogliono tentare il salto, e puntare a una produzione di tipo industriale. Grazie anche a un premio vinto a febbraio scorso, il Global Chance Award della H&M Conscious Foundation, che, oltre a un riconoscimento in denaro (150mila euro) prevede anche un anno di consulenza gratuita con Accenture. Al momento Adriana Santonocito, che nel 2011 ipotizzò nella sua tesi di laurea la creazione di tessuto da agrumi, ed Enrica Arena, che fin dall’inizio ha preso parte al progetto, parlano con vari brand, compreso, per una discussione “esplorativa”, lo stesso big della moda low cost, H&M.
L’idea delle due ragazze milanesi ha trovato linfa vitale a Milano, quando, studentesse nel capoluogo lombardo, hanno condiviso un appartamento e la Santonocito ha trovato supporto per il suo progetto da parte del Politecnico. Il loro sogno è trasformare in maniera industriale le 700mila tonnellate di scarti di agrumi che si producono in Italia, di cui 400mila nella sola Sicilia, in tessuto. Dando anche un’opportunità alla loro terra natìa. I filari carichi di arance, spesso lasciate appese agli alberi per non affrontare i costi della raccolta, potrebbero insomma fruttare di più, utilizzando oltre al succo anche lo scarto. Se la loro produzione, al momento artigianale, si trasformasse in industriale, si potrebbero sfruttare in maniera sistematica gli scarti della arance, il cosiddetto ‘pastazzo’, negli impianti di spremitura, evitando i costi di smaltimento.
Per spiccare il volo e riuscire a soddisfare richieste a livello industriale, spiega Enrica Arena, “serve un partner finanziatore”. L’occasione, insomma, per tentare la via della crescita è ghiotta. Al momento Orange Fiber, annuncia Enrica, sta compiendo i primi passi con un brand di moda italiano per realizzare la prima produzione industriale. E nel frattempo non si trascurano altri sbocchi. “Siamo in contatto – continua – con una serie di altre aziende. Abbiamo in corso una discussione esplorativa anche con H&M, con la loro filiera che richiede quantità e modelli lontani dalla nostra realtà”.
Tra i nodi che le ragazze catanesi dovranno sciogliere, oltre a quello del partner che finanzi la crescita, c’è il fattore legato al limite della stagionalità degli agrumi, che maturano da dicembre a maggio. “Si potrebbe conservarli – spiega Enrica – mettendo in freezer il materiale, ma per questo bisogna impegnare fondi ed energie”.
Il tessuto prodotto da Orange Fiber, ecosostenibile e innovativo, è anche un tessuto ‘intelligente’ poiché ha dei benefici per la pelle sulla quale rilascia lentamente vitamine C ed E. L’impianto pilota si trova in Sicilia, a Caltagirone, all’interno di una fabbrica per la spremitura degli agrumi dove si raccoglie lo scarto delle arance per estrarne cellulosa. Il prodotto ottenuto viene inviato in Spagna per la filatura e poi rientra in Italia, nel comasco, negli impianti dell’azienda Taborelli, dove viene realizzato il filato.