Praticamente ovunque, in Europa e nel mondo sviluppato, insomma ovunque le donne lavorino, la maternità è un problema. È talmente un problema che quando, oltre 40 anni fa, l’Italia ha prodotto la legge che regola tuttora il congedo di maternità, si trattava di una legge a tutela della salute: della madre e del bambino. Perché il lavoro avrebbe potuto danneggiare fisicamente entrambi.
Oggi in Europa non esiste un congedo uguale all’altro. E il paradosso è che dove troviamo i congedi più “protettivi”, troviamo facilmente anche il tasso di occupazione femminile più basso. I paesi più avanzati sul tema hanno smesso da tempo di focalizzarsi sul congedo di maternità – che indica solo un breve periodo intorno alla nascita del bambino – e manovrano più ampiamente intorno al cosiddetto “congedo parentale“. Un congedo che non riguarda la salute ma la cura (il “care giving”) del bambino. E, come dice il nome, non coinvolge solo le donne, ma entrambi i genitori – anche se i padri vi stanno arrivando lentamente e hanno bisogno ancora di incentivi.
L’Inghilterra, che sul tema del lavoro femminile e sul suo ovvio collegamento alla natalità agisce con attenzione e risorse da diversi anni, qualche giorno fa ha titolato sul Guardian in tono d’allarme “Per donne incinte e neo-mamme si registra un aumento di discriminazione sul lavoro!”. Inutile a dirsi: i dati che mettono in allarme loro sarebbero percepiti da noi come un netto miglioramento. Infatti, se in Inghilterra una donna su nove smette di lavorare dopo la maternità, in Italia questo dato è di una su quattro ed è in costante peggioramento. Se ad occuparsene in Inghilterra sono state istituite commissioni ad hoc ed esiste un ministero per le donne e per la paritá, in Italia non si capisce bene se si tratti di lavoro, di famiglia o di salute, e nel dubbio l’argomento è privo di… paternitá.
È la festa della mamma, ma in Italia oggi le donne:
1) non partecipano alla vita socio economica del paese (siamo 111° su 145 paesi nel Gender Gap Report del World Economic Forum 2015);
2) non vanno oltre il primo figlio (abbiamo meno di 1,4 figli per nucleo familiare: siamo tra i peggiori in europa);
3) hanno pochissimi servizi per la cosiddetta “conciliazione” (per esempio solo il 25% dei bambini ha accesso agli asili nido vs un requisito minimo del 33% indicato dalla Commissione Europea nel 2002).
In mancanza di meglio, nella 16° festa della mamma del terzo millennio le mamme italiane hanno bisogno davvero di tutti i nostri auguri!