“Le startupper sono meno degli uomini, ma è un dato che comunque rispecchia i numeri dell’occupazione femminile rispetto a quella maschile, quindi nulla di sorprendente. Le iniziative delle donne però sono guidate da pragmatismo e concretezza e quasi di default rispondono in maniera soddisfacente a uno dei principali quesiti a cui deve rispondere una startup innovativa di successo. E cioè quale problema risolve?” A parlare è Paola Garibotti, responsabile country development plans UniCredit, 46 anni.
“Il mio ruolo – spiega – è individuare in Italia le azioni e i settori più importanti per la crescita del Paese e individuare come la banca può intervenire e supportarla”. Insieme a turismo (con UniCredit for tourism) e agricoltura (UniCredit per l’agricoltura), il Gruppo ha puntato sull’innovazione e ha creato UniCredit Start Lab, una serie di iniziative per il supporto delle startup innovative, che parte dalla valutazione del progetto imprenditoriale e comprende mentoring, training manageriale, business matching con corporate e investitori. Dal lancio a ottobre 2015 il programma ha circa 60 milioni di euro e supportato 142 startup.
Ma quali sono i criteri per distinguere una startup innovativa? “La crescita di questo fenomeno in Italia è molto interessante – prosegue Garibotti -. Solo cinque anni fa mancava totalmente, oggi è facile trovarsi di fronte giovani che dicono no al classico posto in banca per lanciare una startup”. Ma non ogni business di aspiranti imprenditori è startup innovativa. Servono caratteristiche precise stabilite per legge (vedi slide). E per avere successo, o almeno essere selezionati da programmi come quelli di Unicredit, almeno quattro requisiti. “Una startup che abbia potenziale deve presentare innanzitutto un buon team, che crede nel progetto e che presenta un mix completo di competenze, tecniche ma anche di relazione, per esempio. Deve proporre una innovazione di prodotto o di processo, pensiamo per esempio a tutte le iniziative legate alla sharing economy. Deve rispondere efficacemente alla domanda quale problema risolvi? E quel problema deve essere interessante per un potenziale investitore. Deve avere considerato in che mercato si muove e con quali player dovrà confrontarsi. Deve, infine, avere un buon business plan”.
Un esempio di startup ideata da donne che avete selezionato? “Una che ha risposto in modo pratico a un problema che chi deve partire con dei bambini conosce bene, e cioè doversi muovere con tantissimi accessori, dal passeggino alla piscina gonfiabile! Si chiama Baby Guest ed è una piattaforma online su cui è possibile noleggiare le attrezzature per l’infanzia, acquistare i prodotti che servono e trovarli tutti a destinazione il giorno e all’ora stabiliti”.