Pensate a un mondo in cui, quando comunichi ai tuoi capi e collaboratori che aspetti un bambino, invece di ricevere uno sguardo comprensivo che, nella migliore delle ipotesi, dice “siamo felicissimi per te, è evidente che non potrai più fare quello che facevi prima e quindi il tuo ruolo in azienda verrà ridimensionato, auguri”, ti sentissi dire “bene, fatti questo master e poi torna più qualificata di prima”. Ecco, quel mondo potrebbe essere più realistico di quanto immaginate.
Si chiama Maam U ed è una piattaforma on line che le aziende possono mettere a disposizione delle proprie dipendenti per trasformare l’esperienza del congedo di maternità in un momento di crescita anche professionale. Maam U è un prodotto digitale messo a punto da ARG, startup innovativa che sviluppa prodotti per la crescita e valorizzazione del capitale umano. E’ l’acronimo dei suoi fondatori, Andrea Vitullo, Riccarda Zezza e Giacomo Neri. “Era il 2012 quando, durante una conferenza di Giovani Imprenditori di Confindustria, ho avuto l’idea di Maam, Maternity as a Master, ovvero la maternità come master”, spiega Riccarda Zezza (autrice in questo blog), 44 anni, di cui 15 trascorsi in diverse multinazionali tra cui Pirelli, Microsoft, Nokia. Riccarda Zezza è già fondatrice di Piano C, spazio di coworking e cobaby. Ed è mamma di due figli. Quella intuizione, un cambiamento di paradigma dove la maternità da malattia da curare diventa elemento di competitività per la professione, prende forma con la collaborazione di Andrea Vitullo, fondatore di Inspire, società italiana operativa nella consulenza e nelle pratiche filosofiche all’interno di organizzazioni profit e nel sociale.
Dopo un anno di ricerca scientifica che conferma la validità dell’idea, nel 2014 Maam viene declinata in workshop di formazione e trasformazione per le aziende e in un libro che ne raccoglie la teoria. Nel 2015 nascono ARG e il suo primo prodotto, Maam U. “Il punto di partenza – osserva Zezza – è che la maternità permette di acquisire naturalmente le cosiddette softskill, dal change management al problem solving, per rafforzare le quali mediamente le aziende spendono un miliardo di euro all’anno in formazione”. Di questo potenziale bisogna però essere consapevoli, altrimenti si perde, e Maam U interviene proprio nel momento in cui avviene la trasformazione della donna. Il programma on line si articola in sette capitoli, dai due mesi che precedono il parto ai primi due di rientro al lavoro. Le imprese possono accedere acquistando una licenza della durata di un anno e diversi pacchetti a seconda della quantità di accessi. Poste Italiane è stata la prima azienda a sperimentare Maam U, con 500 dipendenti, e questo primo contratto ha assicurato il fabbisogno finanziario per partire. “Adesso stiamo chiudendo con una banca per un finanziamento di 100mila euro. Cercheremo investitori per andare all’estero, vogliamo diversificare i nostri prodotti”. Tra Poste Italiane, Gruppo Unicredit e la svizzera UBS al momento sono mille le donne che usufruiscono del programma Maam U.