L’ingegnere navale Corinna Nones incontra gli studenti – e le studentesse – che visitano l’azienda: siamo alla Wärtsilä Italia, sede triestina della multinazionale finlandese leader mondiale nella fornitura di soluzioni per la generazione di energia in ambito marino e terrestre; 200 sedi nel mondo, in 70 Paesi.
Qui le ragazze ancora alle prese con gli studi entrano grazie all’accordo stipulato con la Commissione pari opportunità del comune, e gli istituti tecnici Nautico e A. Volta: obiettivo, facilitare la formazione e l’avvicinamento delle più giovani, provenienti dalle scuole superiori, attraverso stage estivi. Perché se è vero che in Italia la formazione tecnica è ancora dominata da una cultura di genere che porta le ragazze verso percorsi formativi più vicini alle scienze umane – spiega Ornella Urpis, presidente della Commissione – «Gli obiettivi fondamentali che perseguiamo sono due intimamente connessi fra loro: favorire l’inserimento professionale delle ragazze nel mondo del mare e del volo e rendere così sempre più attrattivi i percorsi della formazione tecnica. Sin dalla sua nascita il progetto ha visto la collaborazione di molte aziende del territorio e le scuole. Già nell’estate 2014, quattro ex allieve diplomate del Nautico hanno avuto l’opportunità di partecipare ad altrettanti tirocini formativi presso Ocean S.r.l e due di esse hanno ottenuto un contratto di lavoro a tempo determinato».
Wärtsilä redige annualmente un rapporto sulla diversità in azienda, di qualunque genere essa sia, e anche sulle eguali opportunità: «L’azienda ha in piedi un programma articolato che interessa il tema della Diversità e quella di genere è sicuramente la più interessante; promuovere iniziative in azienda attraverso testimonianze dirette e stringere collaborazioni con il mondo dell’istruzione per attrarre talenti femminili con competenze tecniche è un modo di affrontare il tema» dice Raffele Ferrio, HR Director di Wärtsilä Italia.
La strategia di avvicinamento delle risorse femminili ad una realtà come questa inizia a dare i primi frutti: nel 2011 il rapporto fra uomini e donne era di 86 a 14, ora (2015) è di 85 a 15. Un progressi lento, ma presente anche nel sito nordestino: «In tre anni che sono qui ho visto un cambiamento, anche nei ruoli più alti» spiega Corinna, che ricorda come all’università le colleghe si contassero sulle dita di una mano. Attualmente il suo ruolo è Manager, Marine Applications: a capo di un team di persone mette a punto la gisuta configurazione del motore, le sue caratteristiche, che si tratti di una operazione off shore nell’Artico o di un rimorchiatore per il porto: «Di questo lavoro amo il fatto che ogni progetto è unico, e occorre trovare la giusta soluzione parlando con gli armatori, ma anche stando in cantiere”. Più o meno una settimana di trasferta al mese, «e non è banale chiedersi se essere una donna è più difficile».
Dubbi che si rispecchiano nelle domande delle ragazze che arrivano tramite la scuola: magari numericamente non sono tante, ma sono affamate di domande:
«Forse non si aspettano di trovare un modello femminile in azienda: e mi chiedono come si fa, in missione, come ci si comporta quando si è l’unica donna a bordo di una nave» spiega Corinna, che come ispettore della nave di perforazione Scarabeo 3 per conto di Saipem, prima di entrare in Wartsila, ha alternati periodi di lavoro in ufficio e altri a borso dell’installazione. «Io rispondo che se sei preparata tecnicamente, alla fine dimentichi di essere una donna e fai il lavoro per il quale sei lì. Poi capita che in certi Paesi dove il ruolo femminile è anora più marginale ci sia il committente che deve essere rassicurato perché non ha mai avuto come referente una donna. Succede di sentirsi indagate per capire se sei in grado di rispondere alle domande più tecniche, ma poi la competenza prevale».