«Scusa, c’è rumore, stiamo preparando i container con i nidi». Rachele Trevisi, classe 1990, laurea triennale in Biologia a Padova, e magistrale alla Ludwig-Maximilians Universität di Monaco, si preparava per andare – sabato scorso – a prendere i suoi pulcini allo zoo di Vienna per dare inizio al processo di imprinting: dovranno imparare a fidarsi di lei come della mamma, letteralmente.
Pulcini di Ibis eremita, una delle specie più minacciate a livello mondiale, al centro di uno dei più grandi progetti europei di conservazione coordinato dal Waldrapp Team. Sono loro a occuparsi di tutto, fino alle migrazioni guidate: dalle varie aree riproduttive fino al sito di svernamento comune e ritorno, guidati da un deltaplano. A settembre a bordo ci sarà anche Rachele, prima donna italiana; una mamma adottiva un po’ speciale, pronta a occuparsi – in coppia con una ragazza tedesca, Milena – di una nidiata di 16 dei 32 neonati di quest’anno. Degli altri si occuperà un’altra coppia, anch’essa interamente femminile, «perché si è visto che con gli uomini si crea un rapporto meno coinvolgente».
Un mestiere impegnativo: «All’inizio mangiano ogni tre ore, significa che dalle 7 di mattina alle 21 occorre essere in servizio. L’imprinting non è come quello delle oche, che identificano come mamma la prima cosa che vedono. Con gli Ibis è un po’ come con i cagnolini, devono conoscerti, fidarsi». Solo allora potranno seguire queste mamme così particolari nel viaggio che insegnerà loro la rotta migratoria, visto che la natura da sola non può reggere alla pressione venatoria e la specie è estinta in Europa allo stato selvatico da 400 anni.
I piccoli Ibis cresceranno fino a circa 1,2 chili: a maggio da Vienna andranno a Salisburgo (a bordo di un bus tutto speciale), dove c’è un grande prato per le prove di volo. Con loro, in roulotte, sempre Rachele e la socia, che non avranno mai più di mezza giornata libera alla settimana, e mai insieme, per non lasciare soli i volatili. Che dimostrano – a modo loro, chiaro – il legame che si è creato: «Un becco fra i capelli, uno che ti si appoggia addosso quando sei nella voliera, un suono tutto particolare e un modo di muovere il becco che è un saluto», racconta Rachele. Aveva sei anni quando, in campeggio, ha salvato un uccellino caduto dal nido: curioso come questa esperienza sia sta, alla fine, determinante. «All’università mi sono occupata di storni, ma nemmeno sapevo di questo progetto: me ne ha parlato una collega, ha pensato che sarei stata adatta», racconta: nel cassetto ha una specializzazione in ornitologia al Max Planck Istitute, e in vista un dottorato da iniziare.
A bordo dell’ultraleggero – guidato da un collega – Rachele seguirà gli animali, controllerà che non ci sia chi si perde o resta indietro. Dovesse succedere, qualcuno da terra si occuperebbe di rintracciare l’animale e verificarne le condizioni.
«Quando arriviamo ad Orbetello da una parte è bellissimo perché siamo riuscite a portare a termine una vera e propria impresa (sia per quanto riguarda il volo che l’allevamento dei pulcini), ma in un certo senso è triste, perchè ad un tratto quella cosa che ti teneva impegnata tutto il giorno tutti i giorni va per la sua strada, e ti ritrovi un pò spiazzato. Ma è la vita, no?».
Una grande avventura che chiunque può seguire: nelle scorse settimane le prime migrazioni degli adulti, con Jazu che per primo ha terminato con successo il suo viaggio primaverile in direzione Burghausen, in Germania. Gli altri seguono per tornare a casa per trascorrere l’estate, dopo un’inverno in Toscana. Anche il Parco Natura Viva di Bussolengo (Verona) è impegnato con i ricercatori del Waldrappteam nel progetto Life+ “Reason for Hope” per la reintroduzione in natura dell’Ibis eremita. Molte scuole e istituzioni di diverso genere hanno adottato un esemplare, e la rotta degli Ibis eremita può comunque essere seguita da tutti anche attraverso una app.
Gli esemplari sono controllati con l’applicazione “Animal Tracker” e con sensore Gps, fondamentali perché mentre in agosto migrano in formazione a ‘V’, al ritorno compiono la traversata da soli o in coppia. E non è detto che percorrano tutti la stessa rotta. Sulla pagina Facebook ci sono aggiornamenti praticamente quotidiani e gli avvistamenti. In viaggio sono Greta e Lyra, Liethe e Alpha. E poi c’è Idefix: mentre tutti volavano verso Nord, lui è arrivato fino a San Severo in provincia di Foggia, prima di accorgersi di viaggiare nella direzione sbagliata. Così ha invertito la rotta e ha raggiunto L’Aquila, dove probabilmente ha trovato una zona con del buon cibo e la temperatura ancora non lo disturba. Non si possono fare previsioni in merito alla sua volontà di ripartire ma i ricercatori sono pronti a scendere in campo in caso di necessità. Su Twitter le sue avventure sono all’insegna del tormentone #IdefixUnoDiNoi.