Romina Guglielmetti: con Tod’s primo “whitewash” in Italia

romina“La corporate governance è in continua evoluzione. Con Tod’s, nell’operazione di acquisizione di Roger Vivier, si è applicato per la prima volta il whitewash volontario in Italia”. Romina Guglielmetti, fondatore dello studio legale Starclex e mambro dei cda di Tod’s, Ntv, Banca Esperia e Servizi Italia, è esperta di corporate governance e lavora nei board per portare avanti l’innovazione, come nel caso di Tod’s: “Con il whitewash, prendendo spunto dalla proposta della direttiva europea per operazioni tra parti correlate, è stata data la possibilità agli azionisti di minoranza di esprimersi sull’interesse della società nell’operazione. L’acquisizione di Roger Vivier non sarebbe stata perfezionata qualora fosse stata bocciata dalla maggioranza degli azionisti di minoranza” spiega Guglielmetti nel suo parlare veloce ma in modo chiaro e nel suo abbigliamente sempre impeccabile e con un tocco di originalità al femminile.

All’annuncio dell’operazione, nell’autunno scorso, l’accoglienza non è stata positiva dal momento che Rogier Vivier era controllata da Diego e Andrea Della Valle, azionsti di maggioranza di Tod’s, società quotata in Borsa…

L’operazione è stata accolta in maniera tiepida dal mercato inizialmente, ma una volta spiegato il meccanismo di sterilizzazione dei conflitti di interesse tutto è cambiato. L’operazione in assemblea è stata approvata da oltre il 99% degli azionisti presenti.

Quanto i conflitti d’interesse pesano in Italia?

Credo siano una delle ragioni più importanti, che frenano gli investimenti degli istituzionali. Questi ultimi sono un fattore fondamentale del miglioramento della corporate governance. Attraverso i proxy advisory stanno contribuendo in modo sostanziale ai cambiamenti delle prassi non solo per le operazioni fra parti correlati, ma anche, ad esempio, nell’attenta valutazione della composizione dei cda con la nomina di veri e propri consiglieri indipendenti.

Con lo studio Starclex avete seguito diverse quotazioni all’Aim. Qual è il salto che devono fare le pmi italiane per presentarsi al mercato?

Sono due le sfide fondamentali da vincere in queste occasioni: la prima riguarda le resistenze a modificare gli aspetti di governance consolidati e a far percepire il valore di pensare in termini di creazione di valore a medio e lungo termine anche attraverso la gestione dei rischi con un impianto di controlli fondamentali. Che sono strumenti di garanzia per il mercato. La seconda è abituare i vertici dell’azienda e gli azionisti di maggioranza a una logica di trasparenza che è una garanzia nella comunicazione con il mercato.

Sono ancora molte le critiche al mercato Aim: troppo poco liquido, con quotazioni non sempre valide…

Il mercato è molto illiquido, ma è anche vero che è riservato agli istituzionali, che hanno orizzonti temporali di medio lungo termine. E poi ci sono state quotazioni che non hanno certo aiutato. E poi non è ancora neanche molto conosciuto.

Qual è il problema delle aziende italiane?

La gestione dei piani di successione. Pochissime società sono preparate e invece si tratta di un passo fondamentale per preservare il valore delle imprese oltre i fondatori e i manager che le gestiscono.

E qual è il problema dell’Italia?

Bisogna trovare il modo di ridurre la spesa pubblica per investire in istruzione e sulle imprese, che sono i due presupposti per un’economia che stenta a decollare, anche se ci sono i primi segnali di ripresa. Si dovrebbe poi puntare sulle eccellenze nella tecnologia attraverso i venture capital.

Qual è il tuo rapporto con la tecnologia?

Ho dovuto vincere qualche resistenza, ma ora sto facendo investimenti importanti per costruire servizi legali innovativi. La nostra professione è ancora molto tradizionale, credo che la digitalizzazione e la capacitò di innovare possano fare la differenza in futuro. Servizi a basso costo ma ad elevatissimo livello professionale attraverso strumenti facilmente accessibili, questa dovrebbe essere la direzione in cui andare.

Come gestisci il team che lavora con te?

I giovani con cui lavoro sono incentivati a mettersi in prima linea e ad assumersi responsabilità in prima persona. Non sono dipendneti, vengono cresciuti con la cultura dei professionisti.

Cosa fai per staccare?

Leggo: sono bulimica, da inizio anno ho letto 14 romanzi. Poi ascolto musica da Giovanni Lindo Ferretti alla musica rock degli anni ’80 italiana e straniera.

Cosa ti rende felice?

Sono felice quando la domenica i miei figli arrivano nel lettone.

Il paesaggio che vedi quando chiudi gli occhi?

La Namibia. Sono una persona inquieta e quando faccio i viaggi in questi paesi torno in pace con me stessa perché mi sento parte di un tutto.

Un consiglio a un giovane (uomo) che vuole fare la tua carriera?

Gli uomini finora hanno vinto un po’ facile. Per competere ora è meglio che facciano molto allenamento perché rischiano di vedersi battuti da competitor che stanno sottovalutando.