Codice rosso, codice rosso! Ci sono i comunisti nella casa degli specchi. E’ arrivata l’Armata rossa, e gli inglesi sono sbarcati (presumo) in Normandia. A quel punto si sono aggiunte la zia Flo, la signora dei mirtilli e un manipolo di pittori. Per fortuna che alla fine si sono fatti tutti insieme un Bloody Mary.
Nessuno, in realtà, qui ha bevuto troppo. E nessuno è caduto nella tana allucinogena del Bianconiglio. Li avete riconosciuti? Ce ne sono elencati ben otto. Otto dei 5mila eufemismi a cui le donne nel mondo ricorrono pur di non nominare mai direttamente le mestruazioni. E noi che da ragazzine pensavamo di essere cool quando le chiamavamo “le rosse”. Dilettanti.
Con l’aiuto dell’International Women’s Health Coalition, la tedesca Clue li ha censiti tutti, questi 5mila eufemismi. Nel concetto di Bloody Mary c’è tutto lo humour inglese più classico, e anche un po’ fetish. Il Codice rosso è un po’ sessista, perché dà subito l’idea di un allarme, di qualcosa che non va. Anche le finlandesi non scherzano con l’ansia: loro le chiamano “la mucca pazza”. Nulla, però in confronto della Shark week, la “settimana degli squali”: uomini, state alla larga!
L’arrivo della zia Flo fa già più simpatia, così come quello delle “sorelline”, come dicono in Cina. In Germania le donne sono per i prodotti chilometro zero: una volta al mese, a bussare alla loro porta è la “signora dei mirtilli“. E infatti quelli rossi spuntano come funghi nella Foresta nera. In Danimarca invece l’hanno spuntata i conservatori: il concetto è vagamente dadaista, ma da quelle parti si dice che “ci sono i comunisti nella stanza degli specchi”. La migliore espressione, però, è stata inventata in Francia. “Sono sbarcati gli inglesi“, si dice nei bistrot della Ville Lumiere. Quanto sangue fu sparso in Normandia!.
Resta, sullo sfondo di tutto questo, una nota d’amarezza. Che il 17% delle donne nel mondo ancora si vergogna di dire che ha le mestruazioni. Che il 30% delle ragazze afghane in quei giorni, tutti i mesi, salta la scuola. Che anche nell’avanzata Italia l’8% delle donne preferisce stare a casa cinque giorni al mese perché non vuole far sapere agli altri di avere le mestruazioni. E chissà poi perché la colpa debba sempre andare ai comunisti, alle sorelle e alle zie.