Un secondo. Camicetta con sbuffo.

camicia3Non so se ci salgo, su quell’auto.
Eppure l’ho chiesto io questo incontro, e ci sono voluti mesi per ottenerlo, e l’auto ha già imboccato la strada. Ho un secondo, o due, non di più, per pensarci. Ma cosa vuoi pensare in un secondo?
Come ho fatto ad arrivare a questo punto? Cosa mi è preso? Ho quasi cinquant’anni… Il fatto è che la luce fuori dalla mia finestra era sempre la stessa, non so se mi capite. Sempre la stessa. Non la guardavo neanche più, a malapena sapevo se era aperta o chiusa. Tanto, il mondo in cui vivevo non cambiava mai: i miei genitori, le lezioni a scuola… Sapete cosa facevo, quando volevo concedermi un vezzo? Indossavo una camicetta bianca, vaporosa, con lo sbuffo…

Poi…

Poi ho pescato il jolly, la “matta” che cambia il corso della partita che chiamiamo vita. Chi immaginava che si potessero dire certe cose, o farle? Chi avrebbe mai pensato che qualcuno potesse voler vivere con me in Costa Azzurra?

Io no di certo. E infatti non era vero. Non era vero niente, tutte balle, e ce ne ho messo di tempo per capirlo e ancora di più per ammetterlo, mesi e mesi a macerarmi nella vergogna. Perché è così bello sentirsi amata, parte di un sogno. Ma quel sogno non era il mio, no di certo. Era quello di un ragazzo bello come un dio, pieno di problemi. Furbo. Cinico. Cattivo. Gli ho dato tutto, capite? Tutto. Gli ho messo la mia vita in mano. E gli ho consegnato tutti i risparmi dei miei genitori.

La macchina bianca è qui davanti a me, ora. Alza appena la mano in un gesto di saluto. Non m’importa. Voglio che mi ridia i soldi, e basta. Ma me l’ha promesso, e io… io, nonostante tutto, gli credo.

Ecco. Il secondo è passato. Apro la portiera, e sorrido. Non a lui, certo che no, e ancora meno a quel suo amico che si è portato dietro. Sorrido perché sto per chiudere i conti con questa storia. Tra poco il mondo tornerà in asse: i miei genitori, le lezioni… E la mia camicetta con lo sbuffo.

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P.S.: Un secondo. Quanto dura un secondo? Così poco che per scrivere queste poche parole ne ho impiegati una decina. Però non tutti i secondi sono uguali. Alcuni hanno il potere di dilatarsi sino a segnare l’avvenire. Il secondo in cui abbiamo chiuso gli occhi per il nostro primo bacio, quello in cui sono venuti al mondo i nostri figli, quello in cui abbiamo salutato per sempre una persona cara. Questi ce li ricordiamo tutti. Ma il secondo precedente cos’è successo? Quale tumulto agitava le nostre menti e i nostri cuori? Ecco, le storie della domenica racconteranno questi “secondi prima” dei secondi eterni, quelli in cui gli occhi stavamo per chiuderli, le mani per lasciarle o prenderle. Momenti veri o immaginari, vissuti da personaggi più o meno pubblici o ignoti o anche solo da me (ogni autore è narcisista). Perché forse ce li siamo scordati, eppure non sono mai andati via. Quali sono i “secondi prima” dei secondi che hanno cambiato la vostra vita? Raccontateli a giulianopasini@gmail.com e se vorrete, diventeranno storie.