Poche, ma brave: il premio per lo studente migliore, negli ultimi anni, è andato a una ragazza. Comunque, troppo poche, intorno al 7%. Vale a dire 20 su 280 iscritte alle classi prime. Abbastanza da spingere il preside dell’Itis Max Planck di Lancenigo di Villorba, Treviso, Mario Della Ragione, a fare un appello pubblico: “Basterebbe che non venisse escluso a priori l’Istituto tecnico per le studentesse. Stiamo lavorando per dire basta ai tabù, e pensare che tecnica e informatica non siano adatte alle donne è uno di questi”. Ad escludere questa scelta spesso sono gli stessi insegnanti che guidano la fase di orientamento e ancor prima i genitori, anche solo con i giochi che comprano ai loro figli.
La scuola è moderna, ha laboratori e iniziative, e grazie a un sistema di premi (un riconoscimento economico da 30 a 150 euro, a seconda della media dei voti conseguita, utilizzabile in varie iniziative scolastiche come iscrizione a corsi extracurrriculari, partecipazione a viaggi di istruzione, acquisto materiale didattico, sconti sulle rette e sui libri) ha portato dal 18 al 30% la quota di studenti con la media superiore al 7.
La scuola si è mossa su più fronti: da un lato ha coinvolto le università di Padova, Venezia e Udine, dando la parola ai docenti nell’ambito dei percorsi di orientamento. Dall’altro ha iniziato a intercettare le alunne delle medie, quelle che dovranno iscriversi alle superiori. Per loro è stata creata una gara a squadre – 23 istituti coinvolti, 300 studentesse – a colpi di robotica e narrativa. “Abbiamo chiesto di guidare un robot in un percorso a ostacoli, ma insieme di creare una scenografia, una storia, e di scegliere una musica. Questo è uno dei modi per far capire che parliamo di materie non così distanti dalle loro inclinazioni. Con le più piccole, alcune classi delle elementari, invece abbiamo lavorato sulla capacità di risolvere i problemi, che è la vera capacità necessaria per scegliere questo tipo di percorso di studi”.
Ragazzine delle medie che spesso si sono già sentite dire “no”: “Molte hanno avuto insegnanti che a loro volta hanno escluso la possibilità di affrontare materie tecniche e scientifiche: in buona fede, anche alle alunne con più talento, suggeriscono studi umanistici, o le lingue”. E poi c’è la famiglia: mamma e papà – in qualche modo più la figura materna – che sono determinati nella decisione. “Basta guardare i giocattoli acquistati, o gli zainetti alle elementari: quante bambine hanno il super eroe?” osserva il preside.
Concorsi e appelli sono parte di una strategia “che, per funzionare, deve essere programmata e ripetuta: non basta una iniziativa estemporanea per incidere su una mentalità tanto radicata”. Intanto, però, qualche risultato arriva: lo si è visto nelle giornate delle scuole aperte, quando un numero maggiore di ragazze ha visitato la scuola e chiesto informazioni. Si iscriveranno? “Noi ci siamo dati un obiettivo: arrivare al 10% di studentesse in un biennio, nelle nostre 12 classi fra Itis e liceo delle scienze applicate”. Intanto, fra le domande sul tavolo, ci sono 26 ragazze su 230 totali: sarebbe un ragguardevole 11%, buttatelo via…