Milano si mette in posa: tra il Photo Festival e la Photo week

Michelangelo Antonioni

Michelangelo Antonioni, set di Blow Up, 1966. © David Secchiaroli/Photomovie

Il 24 aprile ha avuto il via la tredicesima edizione del Milano Photo Festival, che continuerà fino al 30 giugno, mentre nella settimana dal 4 al 10 giugno sarà la volta della Milano Photo Week, giunta alla seconda edizione: il capoluogo lombardo viene così invaso da una quantità davvero sbalorditiva di mostre (ben 165!), incontri e dibattiti con artisti, studiosi e addetti ai lavori, workshop, letture portfolio ed eventi di varia natura, tutti incentrati sul mondo, anzi, sui mondi della fotografia.

È difficile non concordare con Roberto Mutti, direttore artistico del Photo Festival, nonché critico e docente fra i più noti, quando afferma che la città ha ormai conquistato e consolidato il ruolo di capitale italiana della fotografia.

Il Photo Festival è organizzato da AIF, l’Associazione Italiana Foto & Digital Imaging, “che rappresenta l’intera filiera del mondo della fotografia e dell’imaging”, mentre la Photo Week è una più recente iniziativa del Comune di Milano, il che conferma che le modalità di collaborazione tra istituzioni private e pubbliche possono nascere seguendo i percorsi più vari e svolgersi secondo modalità anche molto diverse tra loro, se hanno un obiettivo condiviso, a favore della comunità.

A fronte di un’offerta così ampia, la cosa migliore è sfogliare i ricchi programmi delle iniziative e scegliere cosa vedere lasciandosi guidare dall’istinto e dal gusto, ricordandosi di essere aperti a cogliere le occasioni impreviste, spesso capaci di positivamente sorprenderci. In questo articolo vi do qualche suggerimento, ovviamente sulla base delle mie passioni…

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Life in the cities_ Architecture of Density, Hong Kong 2003-2014. © Michael Wolf

La prima mostra da non perdere è Life in cities dello svizzero Michael Wolf (di cui vi ho già raccontato) a Palazzo delle Stelline, per un motivo molto semplice: il 54% delle persone nel mondo risiede oggi nelle città e in futuro il nostro destino diventerà sempre più urbano, ma conosciamo davvero questo teatro dove rappresentiamo la nostra vita? Dalle grandi megalopoli asiatiche ai grattacieli trasparenti come schermi perennemente online di Chicago, dalle città minerarie tedesche della Ruhr di quarant’anni fa agli incredibili tetti di Parigi, le sue immagini spaziano dall’immensamente grande di enormi condomini dalla misteriosa, squallida e astratta bellezza, all’interminatamente piccolo di dimenticati anfratti nelle pieghe della città, dove le persone trovano riparo, sosta e ristoro, interstizi cittadini che non sappiamo nominare, sospesi tra interno ed esterno, casa e via. Le Stelline organizzano anche un ricco palinsesto di incontri ed eventi, in collaborazione con Micamera, sul tema della rappresentazione e della vita nelle città, tra cui un incontro il 7 giugno con Wolf stesso.

Con un salto agli albori della fotografia, il Castello Sforzesco ospita la gustosissima, preziosa esposizione su Antonio Beato. Viaggio in Egitto: fratello del più famoso Felice Beato, cui dobbiamo splendide immagini del Giappone di fine ‘800, Antonio fondò un laboratorio fotografico a Il Cairo, dove per 40 anni (dal 1860 al 1900) raffigurò i grandi monumenti, piramidi, templi e tombe, ma anche le cateratte del Nilo, le tombe dei califfi Mamelucchi, le vie, le piazze e la vita della capitale egiziana. Potrete vedere 48 antiche stampe all’albumina del 1878, provenienti dall’archivio del Touring Club, appositamente restaurate grazie all’associazione SOS Archivi, accanto ad album fotografici ottocenteschi provenienti dall’enorme, importantissimo patrimonio del Civico Archivio Fotografico (che consta di circa 900.00 stampe, dal 1840 ai giorni nostri).

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Antonio Beato, Egitto. Tempio, 1878. © Archivio Fotografico TCI

Non perderei l’occasione di passare alla Galleria Sozzani per la consueta tappa milanese del World Press Photo: oltre alla foto vincitrice di Ronaldo Schemidt, il premio offre uno sguardo a 360° sulla grande fotografia di reportage, aiutandoci a restare in contatto con le grandi questioni e i temi su cui sono puntati gli occhi del pianeta. La medesima associazione del World Press Photo presenta anche, nell’affascinante Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, l’VIII edizione del Digital Storytelling, premio dedicato alla ormai fondamentale forma video del giornalismo visivo.

Alla Triennale troverete poi la rassegna dedicata a uno dei grandi maestri della fotografia italiana, Luigi Ghirri. Il paesaggio dell’architettura, costruita attingendo al prezioso archivio della rivista di architettura Lotus: in un suggestivo, intimo allestimento, ci muoviamo tra i preziosi originali del maestro emiliano, affiancati da alcuni numeri della rivista, mentre sulle pareti del corridoio laterale possiamo immergerci, grazie a proiezioni in grande formato, nello sguardo sensibile e rivoluzionario di Ghirri, osservando nella loro integralità alcuni splendidi servizi che non si limitano a descrivere un monumento, ma lo esplorano e raccontano, proiettandolo nel tessuto urbanistico e paesaggistico nel quale l’edificio sorge e in relazione al quale vive.

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Trani, 1986. © Eredi di Luigi Ghirri

Ma una delle grandi ricchezze di queste manifestazioni è data dalle gallerie private, sovente piccole ma agguerrite, animate di solito da persone lucidamente appassionate, che amano la fotografia e trasmettono palpabilmente questo amore. Voglio concludere con due mostre ospitate da queste realtà: da Bel Vedere Fotografia Le immagini e i senza potere del siciliano Tano D’amico racconta, in un bianco e nero nudo e senza fronzoli, di disarmante sincerità dello sguardo, “vita e lotte di quelli che lui chiama i “Senza Potere”: donne, giovani, operai, minoranze, coloro che negli ultimi cinquant’anni invece di subire la storia spesso le si sono ribellati”, esempio rigoroso di una concezione civile e militante del lavoro del fotoreporter.

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Roma_1974_donne_e_poliziotti. © Tano D’Amico

Un luogo espositivo recente, aperto l’anno scorso nello storico Laboratorio Parolini, punto di riferimento per la stampa fotografica in bianco e nero dal 1973, La Camera Chiara, ospita invece la retrospettiva Tazio Secchiaroli, oltre lo schermo, il fotografo su cui Fellini modellò la figura del paparazzo della Dolce Vita e che, a partire dall’amicizia con il grande regista, seppe trasformare il ruolo di reporter di scena in quello di cantore del grande cinema italiano degli anni ruggenti, celebrandone i maestri della regia, i grandi interpreti e le incantevoli dive. (LINK)