Da Amatrice a Quito si fa politica del servizio

É ben oltre la mezzanotte quando il suono di Skype mi riporta alla scrivania. Nicole chiama dalla sua Quito, Ecuador, per dirci: “We stand for Italy, and with Italy. Vogliamo aiutare, fateci sapere come.”

Il 24 agosto, il terremoto ha scosso molto più del Centro Italia. Il sisma che ci ha costretti al lutto nazionale ha, allo stesso tempo, abbattuto barriere ideologiche e culturali internazionali. Ad Amatrice, oggi, si è riunito un villaggio globale che ha come valore cardine il servizio per la comunità e con la comunità. Ne fanno parte i volontari italiani così come i richiedenti asilo; Nicole dall’Ecuador e gli altri che dal Giappone a Dubai, passando per la Romania, mi hanno scritto, si sono mobilitati e hanno investito nel soccorso delle vittime del terremoto.

La mobilitazione per il Centro Italia dimostra che esiste una politica del servizio che trascende quella delle posizioni e della professione. Ne sono massima espressione le nuove generazioni. Per la grande maggioranza dei Millennials, solidarietà e senso di comunità sono tutt’altro che legati alla nazionalità, come per Nicole dall’Ecuador. La politica del servizio non conosce confini nazionali, solo necessità globali.

Il Centro Italia, come il resto del nostro futuro, sará (ri)costruito da azioni, non dichiarazioni. Amatrice oggi é la prova che istituzioni e comunità, funzionari e volontari, nazionali e internazionali sono e sanno essere individualmente più efficaci quando uniscono le forze. Il servizio è un valore che non conosce confine o colore. Questo nuovo tipo di politica può essere la norma, non la tragica eccezione.