L’uso efficace delle risorse ridurrebbe il fabbisogno di materie prime del 17-24% entro il 2030 con un risparmio di 630 miliardi di euro a livello globale. Vale a dire un 3,9% di Pil potenziale in più. Tutto merito della circular economy. Se solo decidessimo di seguire alcune regole nello sviluppo dei business e non restassimo attaccati alla tradizione del “abbiamo sempre fatto così”.
Le stime vengono dalla pubblicazione “Circular economy”, firmata da Peter Lacy, Jakob Rutqvist e Beatrice Lamonica, presentata durente un convegno organizzato dalla Fondazione Accenture. La nuova strategia economica è già all’ordine del giorno dell’agenda europea, tanto che nel 2015 sono stati stanziati 245 miliardi investiti attraverso Innovfin. Ma cos’è in soldoni la circular economy? L’economia circolare comprende diverse azioni che possono essere messe in atto: la valorizzazione delle materie prime secondarie; l’estensione dei cicli di vita dei prodotti; la rifuzione degli scarti; il riuso; le soluzioni innovative per la condivisione di risorse materiali e immateriali; lo sfruttamento della tecnologia.
Ho studiato il tema proprio per moderare il convegno citato. Poi un sabato mattina, andando alla solita Bottega del riciclo di Arese, ho parlato con i volontari della loro partecipazione a un progetto ben più ampio. La Bottega del riciclo accoglie donazioni sotto forma di “cose riutilizzabili”: dai libri alle stoviglie, dai vestiti ai giocattoli, dagli elettrodomestici alle attrezzature sportive. “La Bottega conferma il suo contributo positivo alla realtà cittadina da un punto di vista ecologico-ambientale e, contemporaneamente, sociale ed umano per l’aiuto che ci permette di dare a tante famiglie e persone che in Italia hanno bisogno della nostra solidarietà concreta. Tra i nostri visitatori abituali infatti oltre a collezionisti e amanti dei “mercatini” ci sono molte persone che hanno difficoltà economiche. Questo aspetto è quello che noi volontari abbiamo più a cuore e quello che sicuramente ci dà grandi motivazioni” scrive nella relazione 2015 Gabriella Meazza, responsabile dell’Associazione Cordigliera Bianca che gestisce la Bottega per la municipalizzata Gesem.
Ma qual è lo scopo dell’iniziativa? In realtà gli obiettivi sono tre, come spiega Meazza: “La Bottega raggiunge contemporaneamente più obbiettivi: limita in maniera considerevole la distruzione di materiali ancora utilizzabili; aiuta concretamente famiglie che abitano sul nostro territorio; sostiene col ricavato del mercatino progetti di sviluppo nelle missioni dell’Operazione Mato Grosso in America Latina e collabora alla diffusione di un miglior senso civico tra le giovani generazioni”.
Nel solo 2015 sono transitati attraverso la Bottega del riciclo oltre 500 quintali di oggetti, che hanno permesso di finanziare la casa dell’ammalato “Terezinha Corti Brusadelli” a Goiania (Brasile); le missioni di Naboreiro e General Carneiro (Brasile); villaggio della Voadeira (Brasile); le missioni di Huallin e Huaypan (Perù); l’Ospedale “Mama Ashu” di Chacas (Perù); la missione di Chimbote (Perù). Il tuttu per un ammontare di 54mila euro. Non contando, poi, l’impatto sociale dell’esempio, grazie all’incontro con le scolaresche del circondario.
Nel piccolo, un esempio di quella circular economy che ci sembra solo un affare da grandi multinazionali. E che, invece, può essere vissuta nel quotidiano.