È salita per la prima volta su una moto a sei anni: mamma e papà, entrambi appassionati, le avevano regalato l’intero equipaggiamento per poi iscriverla alle competizioni riservata ai bambini. La prima volta è arrivata terza, quelle successive sempre prima, una femmina in un ambiente di maschietti.
Stefy Bau ha vinto sette titoli italiani di motocross femminile. E uno maschile, nel 1997. “In questo sport in generale non c’è discriminazione: se sei allo stesso livello, puoi competere con i maschi, e così ho fatto anche se ero da sola. Non posso dire che sia stato semplice, né che loro abbiano gradito essere battuti: sentivo il peso dell’ambiente, un certo tipo di giudizi su di me e di isolamento. Ma sono andata avanti: sono sempre stata un tipo deciso”.
In America è stato subito diverso: “Mi sono trasferita qui nel 1999, e sono diventata la prima donna dell’era moderna a partecipare la massimo livello delle gare Usa: il Supercross e il Motocross National, il campionato nazionale”. L’accoglienza e’ stata fantastica. Ha vinto due volte il campionato nazionale femminile, e altre tre il campionato mondiale femminile.
Poi, nel 2005, l’incidente, durante un allenamento: “Ho rischiato l’amputazione di entrambi i piedi: c’è voluto un anno solo per alzarmi dal letto, poi sei mesi di sedia a rotelle. Posso dire di avere finito di tribolare da poco, ma queste esperienze di permettono di trasformare gli eventi negativi in forza”. Stefy è infatti diventata la manager del campionato femminile: “Prima correvo per me stessa, poi ho potuto avere uno sguardo più ampio, e far crescere l’ambiente per tutte le ragazze che allora lo frequentavano”.
Lo scorso febbraio, in vacanza in Italia, Stefy è stata a Valdobbiadene: qui ha visitato una cantina ed ha scoperto che il proprietario è uno dei soci di Fantic Motor, una azienda storica nata negli anni Sessanta, originaria della Brianza Lecchese, specializzata nella produzione di veicoli ricreativi di grande successo come il Caballero, un piccolo e potente fuoristrada di soli 50 centimetri cubi che diventa un vero e proprio simbolo di quegli anni. Oggi l’azienda è uno dei casi di successo di restart-up, ovvero marchi storici rilanciati e riportati sul mercato da Venetwork, l’associazione che riunisce 50 imprenditori veneti che che sostengono e sviluppano progetti ad alto potenziale.
Un incontro casuale, ma azzeccattissimo: “C’erano le brochure di Fantic, io mi sono presentata, e ho spiegato che ora mi occupo di business development: per caso erano interessarsi a espandere l’azienda in America?”. La risposta è stata sì, e Stefy è ora al lavoro per l’apertura della prima filiale americana, che avrà base a San Francisco: “A breve mi trasferirò, e selezionerò le prime due persone da inserire nell’organico: Questo posto è circondato da colline, l’ideale per gli appassionati di moto e bici. E’ stata scelta questa zona strategicamente in quanto qui c’e’ tutto il settore di chi va al lavoro in bicicletta: e Fantic ora produce anche biciclette elettriche, quindi si e’ scelto di entrare sul mercato statunitense proprio con queste ultime”.
Dal circuito all’azienda, quali competenze porta con sé Stefy?
“Lo sport mi ha insegnato la strategia: a ogni giro di pista la situazione è diversa, esattamente come il mercato di una azienda. Sempre le gare mi hanno insegnato il sacrificio, necessario a raggiungere gli obiettivi che ti poni. Serve astuzia, perché in gara ci sono i team rivali, e nel mondo del lavoro i concorrenti, e in igni casi devi capire se puoi arrivare prima. Infine, in entrambi i contesti sei davanti a un pubblico”.
La filiale aprirà a giugno; a settembre è in programma Interbike, la principale fiera del settore a Las Vegas: e @StefyBau sarà lì.