“Gestione strategica delle risorse umane” è tema da corporate governance? Dovrebbe essere fra i temi da discutere nei board? Queste le domande a cui si cercherà di trovare una risposta domani nell’ambito del dibattito organizzato all’Università Bocconi, in occasione della festa della donna. Ne discuteranno accademici e consigliere di amministrazione. La provocazione è diretta a quante siedono nei cda delle società quotate e pubbliche italiane a seguito della legge Golfo-Mosca del 2011: una volta nelle “stanze del potere” non dovrebbero essere fattore di cambiamento perché la parità di genere non cresca solo negli organi societari, ma anche a cascata nei vertici aziendali e ancora prima nei vari livelli della carriera aziendale.
“Ora che le donne hanno raggiunto i luoghi del potere, sarebbe bello poter pensare che questo potere venga utilizzato a vantaggio di tutte le altre donne. Vorremmo poter leggere fra poco tempo che il basso livello di partecipazione femminile al mercato del lavoro, il sofitto di vetro, il gender ay gap, la segregazione orizzontale fossero messe in discussione, affrontate e gestite dai consigli di amministrazione delle aziende” commenta Simona Cuomo, professoressa allo Sda Bocconi School of Management e coordinatrice del Diversity Management Lab, che prosegue: “Un cda rinnovato e stimolato in queste riflessioni proprio da quelle donne entrate nei board grazie alla legge Golfo- Mosca e alle molteplici azioni e liste- promosse da altre donne – fatte a sostegno del loro ingresso nei board. Non solo una forma di “pay-back” ma una strada per valorizzare quel patrimonio di competenze femminili che, gli studi ci dicono, possono fare la diferenza sulla performance d’impresa”.
Il cambiamento è tutt’altro che scontato, perché spesso essere sedute in un board porta con sé una serie di pressioni: dal dover dimostrare il proprio valore aggiunto per la società al non essere un “corpo estraneo” al consiglio di cui si fa parte. “I consigli di amministrazione hanno un ruolo importante nella gestione delle persone in quanto di fatto sono alla guida delle societa’ e sono quindi un riferimento per coloro che vi lavorano. Oltre che per le decisioni strategiche alle quali concorrono in consiglio, hanno la responsabilità dell’esempio, di quel ‘tone at the top’ che puo’ essere determinante nel modo di fare impresa. Questo ovviamente vale anche per le donne nei consigli” osserva Marina Brogi, Professore Ordinario di International Banking dell’Università La Sapienza e consigliere di amministrazione di Luxottica e Salini fra le altre, che aggiunge: “Nella aziende con una partecipazione femminile limitata a livello dirigenziale occorre rilevare questa caratteristica e cercare di aumentare la sensibilità del top management sulla possibilità che non siano adeguatamente attratti e/o valorizzati i talenti femminili e su quelle che possono essere le azioni correttive. Nei casi in cui una pipeline di donne esiste, i comitati nomine possono raccomandare che nei piani di successione ci siano candidati sia uomini sia donne. Per le dirigenti donna, essere chiamate a presentare in comitato può rappresentare un’occasione importante nel loro percorso professionale”.
Domani 8 marzo, il dibattito sul tema. Qui tutte le informazioni.