Il malessere, il vuoto, il senso di estraneità, la mancanza di fiducia nei confronti degli adulti. Sono i sentimenti che oggi accomunano tanti giovani, in una società che li vuole sempre più performanti e in cui fanno fatica a riconoscersi e trovare un senso. Un disagio che può trasformarsi in comportamenti aggressivi e distruttivi, verso gli altri o verso se stessi.
A ribadirlo è don Claudio Burgio, cappellano dell’istituto penale per minorenni Cesare Beccaria di Milano e fondatore della comunità Kayròs, a Vimodrone: «Si tratta di un disagio che appartiene a tutti i ragazzi, al di là del ceto sociale. I giovani si sentono soli, persi, senza un futuro, cercano di riempire un vuoto». Don Claudio, al centro di prima accoglienza del Beccaria, ha incontrato anche il diciassettenne che a Paderno Dugnano ha ucciso madre, padre e fratello di 12 anni. Il ragazzo, ora trasferito al carcere minorile di Firenze, «non appartiene al mondo della devianza. Per lui – sottolinea Burgio – il Beccaria non è il posto adatto, visti anche gli ultimi accadimenti».
Oggi – come testimoniano le rivolte, i tentativi di fuga, le polemiche legate a sovraffollamento e mancanza di agenti – le carceri minorili non hanno alcun valore rieducativo, ma sono solo luoghi di detenzione, ribadisce don Claudio all’evento Giovani tra disagio e musica, organizzato dalla Fondazione Darefrutto di padre Piero Masolo. Con don Claudio, nella Tenuta san Marzano Mercurina di Pieve del Cairo (Pv), ci sono Mario e Morgan, due ventenni ospiti di Kayros, la comunità che ogni giorno a Vimodrone accoglie ragazzi con procedimenti penali in corso, un passato nelle carceri minorili o all’interno di percorsi di messa alla prova. Una comunità dove la musica trap diventa terapia.
Differenze che portano al disagio
Mario e Morgan, come tutti i ragazzi di Kayròs, hanno storie diverse. Il primo, adottato all’età di 9 anni, appartiene a una famiglia benestante, senza problemi economici. Il secondo a 6 anni viene dato in affido. Senza il papà, morto quando è ancora piccolino, Morgan vive solo con la mamma. «Lei diceva che andava dal fornaio ma io sapevo che andava alla mensa della Caritas», spiega Morgan, il quale, tornato in famiglia all’età di 12 anni, inizia a commettere i primi furti. Mario, invece, finisce in strada perché si sente oppresso dalla famiglia, definisce la mamma iperprotettiva, i genitori gli chiedono continuamente: cosa vuoi fare nella vita? Ma lui non lo sa. A 14 anni la sua camera diventa una cella, così fugge.
Sia Morgan sia Mario vengono mandati da psicologi e psichiatri: «I professionisti del disagio», li chiama don Claudio. «Mi raccomando, vai dallo psicologo, vedrai che diventerai come gli altri bambini», dice a Morgan l’assistente sociale. Parole che segnano, che fanno male. Alle medie la professoressa lo presenta davanti a tutta la classe come un bambino con adhd, ovvero con difficoltà di apprendimento.
«Mi hanno preso in giro, sono stato etichettato. A 12 anni prendevo psicofarmaci, ero uno zombie, pesavo 90 chili», ricorda Morgan. «La scuola è il primo palco sociale, reitera le disuguaglianze. Oggi le differenze sono molto marcate e tale disagio può trasformarsi in reati o in condotte autodistruttive», ripete Burgio.
La mancanza di fiducia
«Non mi apro perché ho paura che l’adulto usi le mie debolezze contro di me. È un problema di fiducia», spiega Mario. «Quando sbagliavo mi dicevano: fai schifo. Don Claudio è stato l’unico a riprendermi a Kayros, a darmi altre opportunità nonostante gli sbagli. Non mi era mai capitato», dice Morgan che ora fa il gelataio. A spiegare la ratio è sempre Don Claudio: «La fiducia si dà dopo il tradimento, altrimenti che fiducia è. Bisogna credere in questi ragazzi».
E lui nei ragazzi ha sempre creduto, come ci hanno creduto Sugar e Universal music Italia. Così, all’interno di Kayros, è comparsa una sala di registrazione ed è nata l’etichetta musicale Kayros Music. I ragazzi, refrattari a farsi aiutare dai professionisti, in comunità trovano una forma di cura nella musica, che per gli educatori diventa uno strumento educativo. Fondamentale l’idea di un progetto da seguire e costruire.
La musica come terapia
A Kayròs i ragazzi incidono, da sempre, musica rap e trap. Nelle stanze di Vimodrone sono nati artisti come Baby Gang, Sacky, Simba La Rue. Trapper da milioni di visualizzazioni, spesso contestati per il linguaggio violento e sessista usato nei loro testi. Tanto che qualcuno ha invocato la censura e il ministero della Cultura ha parlato di un maggior controllo sui contenuti. In una chiacchierata, qualche tempo fa, proprio a Kayros, Don Claudio ci aveva spiegato bene il senso di quello che gli educatori e i giovani fanno in comunità.
«Per un educatore è fondamentale che i ragazzi possano esternare e verbalizzare tutto quello che hanno vissuto. Dunque se in questa comunità, grazie alla musica, riescono a buttare fuori per la prima volta pagine oscure della propria vita – cosa che non hanno mai fatto con gli psicologi o in carcere – per noi ha un grande valore», spiega il fondatore di Kayros. Anche nell’ultimo album di Baby Gang (vero nome Zaccaria Mohuib), L’Angelo del male (il 25 ottobre partirà il tour), tra le righe ci sono tutte le violenze subite nelle carceri. E non solo. C’è l’idea di un’autorità vissuta come potere ostentato e dispotico.
Il merito delle canzoni trap e rap è parlare di temi reali, anche se con una narrazione spietata. Baby Gang, Simba La Rue, Sacky descrivono i quartieri in cui sono cresciuti, le situazioni che hanno vissuto, raccontano la vita reale, fatta di violenza, droga, armi, raccontano il carcere. «Abbiamo parlato del fatto che i loro testi possano influenzare i più piccoli. Ma loro raccontano quello che hanno vissuto. Sono gli adulti che devono aiutare i ragazzi, soprattutto i più giovani, a comprendere tutto ciò», aggiunge don Claudio. Per quest’ultimo la censura, dunque, non serve ma bisogna accompagnare i giovani nell’ascolto dei brani, perché realtà come quelle raccontate nei testi trap esistono. «Ad esempio, non riesco ancora a credere che un quartiere come San Siro, a 20 minuti in macchina dal Duomo, possa versare in tali condizioni di miseria», ricorda Burgio.
Il futuro esiste
Anche Morgan scrive musica trap, fa parte del progetto partito a maggio con Universal Music Italia. «La musica è una via d’uscita, mi aiuta a tirare fuori le emozioni», sottolinea il giovane, neanche ventenne, spiegando che ci sono vari modi di fare musica: «C’è chi vuole far vedere quello che non è e chi racconta quello che ha vissuto». Con Morgan ci sono altri sei ragazzi, come Andy, in arte Fandy, 19 anni, a Kairòs da un anno e mezzo. «Io voglio trasmettere dei valori con la musica e sto imparando a farlo», racconta.
Mario, invece, non fa musica: è pronto a iniziare il suo lavoro di educatore. «Mio papà, ancora oggi mi dice di farmi curare. Ma io non sono malato, sono arrabbiato», racconta Mario, che ora sembra aver trovato quel senso che tanto mancava nella sua vita. Grazie anche ai cancelli aperti di Kayròs, che in greco significa «il momento opportuno», e a quella scritta, diventata il motto della comunità: non esistono ragazzi cattivi. Perché a Kayros non ci sono né chiavi né barriere, tutto è basato sulla fiducia, sulla possibilità di cadere e poi rinascere.
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