Francesca Dallapé: “Voglio andare a Tokyo perché con la maternità non finisce tutto”

card-evento_dallape

Un’atleta la vedi dal coraggio, dall’altruismo e dai particolari. Come un piccolo tatuaggio che sulla caviglia riesce a stilizzare la parola “sogno” con le due O che sono un quadrifoglio e una stella. «Era il 2007, mille anni fa – sorride Francesca Dallapé, trentina, pluripremiata campionessa dei tuffi – ero giovanissima e volevo convincermi che solo avendo, anche sulla pelle, grandi sogni, da qualche parte sarei arrivata».

Oggi, che ha 33 anni e una marea di allori, fra cui l’argento olimpico di Rio 2016, due argenti mondiali e otto medaglie europee consecutive tutte d’oro, Francesca ha fatto la storia dei tuffi italiani. Ha iniziato nel trampolino sincro da 3 metri in coppia con Noemi Batki, ma programmare era complicato dalla distanza: lei a Trento, la collega a Trieste. Gareggiano e conquistano il sesto posto nel sincro 3m ai Giochi di Pechino 2008. Poi, nel 2009 la svolta della carriera: incontra Tania Cagnotto, tuffatrice anche lei, figlia di cotanto padre (Giorgio), altoatesina. Bolzano diventa una nuova casa, lo staff che le segue è presto fatto: Giorgio Cagnotto e Giuliana Aor come allenatori e Sergio Bonvecchio come preparatore atletico. «Ci siamo trovate subito con Tania – ricorda Francesca -. Ci univa il sogno, quel sogno del tatuaggio, di poter volare un giorno. Abbiamo condiviso fatiche, giornate, allenamenti, mesi insieme, gare, vittorie e delusioni. Riesci a reggere a tutto questo turbinio di emozioni solo se sotto c’è un comune sentire. E noi questo abbiamo, ancora oggi, dopo dieci anni: ci diciamo tutto in faccia senza che mai causare delusione nell’altra persona. Una coppia che fa dello sport la ragione di vita è come un matrimonio: funziona se c’è un confronto quotidiano, costruttivo e concreto».

La coppia Cagnotto-Dallapé funziona fin da subito: le ragazze arrivano seconde ai Mondiali di Roma 2009 e di quel giorno resta una foto su sfondo blu di loro due abbracciate, sorelle, amiche, colleghe, atlete, quasi una sola cosa con questi loro sorrisi da pubblicità. Poi, l’oro agli Europei di Budapest 2010: «I risultati sono andati in crescendo e vincere aiuta a vincere: io ero insicura, Tania aveva già fatto bene a livello individuale. La quotidianità e il lavoro insieme mi hanno aiutato a maturare, ho sentito tutta la sua fiducia e non ho più temuto di essere io a “rovinare” le prestazioni. La responsabilità era diventata la stessa, come uguale era il desiderio di far bene ovunque».


L’intervista integrale a Francesca Dallapé è contenuta nell’ebook Donne di Sport 2019, scaricabile gratuitamente cliccando sulla copertina qui di seguito.

Sport_19_def