Velocità, contatto diretto con il cliente finale, adattabilità: le nuove priorità delle aziende che stanno cercando di cambiare le classiche logiche organizzative per produrre prodotti o servizi che meglio rispondano alle logiche di mercato. Questa nuova filosofia nasce nel mondo IT negli anni 90 e proprio in questi ultimi anni è stata rilanciata da molte aziende sopratutto a livello internazionale. E’ l’agile working, si pronuncia in inglese e non ha nulla a che fare con lo smart working.
L’agile working nasce come un sistema per ridurre i tempi di lavoro e superare i rallentamenti dovuti ai vari passaggi tra i dipartimenti aziendali coinvolti nello sviluppo di un software. Alla base c’è infatti il bisogno di aumentare l’efficacia delle aziende nel rispondere alle esigenze dei clienti e di adeguarsi ai tempi sempre più veloci di realizzazione di un prodotto/servizio/progetto e delle innovazioni tecnologiche in continua evoluzione. L’idea alla base di questa metodologia di lavoro è infatti quella di anticipare il cambiamento, non di seguirlo.
L’autonomia progettuale viene portata ai massimi livelli e si concretizza nella creazione di nuovi team che, in autonomia e pienamente responsabilizzati del risultato finale, si occupano dello sviluppo di un prodotto/servizio, unendo al loro interno persone con ruoli, competenze e funzioni diverse. Questo significa che viene meno anche la tradizionale divisione per dipartimenti aziendali e gerarchie.
Il Manifesto Agile, pubblicato nei 2001, si basa su quattro principi:
1. Le persone e le interazioni sono più importanti dei processi e degli strumenti;
2. E’ più importante avere software funzionante che documentazione;
3. Bisogna collaborare con i clienti oltre che rispettare il contratto;
4. Bisogna essere pronti a rispondere ai cambiamenti oltre che aderire alla pianificazione.
I team agile si caratterizzano per avere persone che hanno background diversi e che lavorano assieme per realizzare un prodotto che abbia un valore per il cliente finale. Di solito sono gruppi da 3 a 9 persone che stanno anche fisicamente assieme e che lavorano per raggiungere un prodotto che abbia un valore immediato per il cliente. Non importa se non è perfetto perché vale la regola che “done is better than perfect“, fatto è meglio di perfetto, e che è meglio sviluppare un prototipo, farlo testare dal cliente e poi apportare modifiche e migliorarlo successivamente piuttosto che impiegare più tempo per sviluppare un prodotto migliore ma che ormai non serve più al cliente o sono cambiati i requisiti.
Le pratiche agile sono sempre più in aumento. E non c’è da meravigliarsi. L’agilità consente alle aziende di crescere più velocemente e generare maggior fatturato, secondo una ricerca di Accenture, che ha rilevato che le aziende ad alte performance hanno sei volte più probabilità di utilizzare pratiche agili rispetto alle aziende che non performano altrettanto bene.
Se c’è uno sport che si può paragonare alla metodologia agile è il rugby. Nel rugby si può solo passare la palla a un/a compagno/a di squadra dietro di lui o lei. Ciò richiede ai giocatori di aggiornarsi continuamente sul luogo in cui si trovano e sulla loro capacità in qualsiasi momento di ricevere la palla. La comunicazione immediata e trasparente è vitale per il successo non solo nel rugby ma anche per uno sviluppo agile. Agile è valorizzare le voci di tutti coloro che sono coinvolti in un progetto con la massima trasparenza per fornire il massimo valore ai clienti. Come i rugbisti anche i lavoratori agile sono interdipendenti gli uni dagli altri, non ci sono gerarchie, e il risultato finale non è mai del singolo ma della squadra intera. La collaborazione viene prima di qualsiasi altra priorità.
Questa metodologia affascina perché si fonda sulla collaborazione, inclusione delle diversità, responsabilizzazione e imprenditorialità. E’ abbastanza semplice da comprendere ma difficile nel realizzarla sopratutto in organizzazioni complesse. Tuttavia i suoi principi possono essere alla base di qualsiasi gruppo di lavoro e ispirare nuovi progetti.