Lunedì ho letto un post su Facebook che diceva ecco, ho finalmente capito chi voterò come futuro segretario del Pd: Stefania Prestigiacomo. Un post denigratorio? Non credo proprio: conosco personalmente chi lo ha scritto – peraltro, una donna – e so che era sinceramente, anzi direi empaticamente solidale con la deputata di Forza Italia Stefania Prestigiacomo, che domenica sfidando il divieto delle autorità è salita a bordo della Sea Watch 3 per toccare con mano le condizioni di quei 47 disperati bloccati a largo di Siracusa. Per portare loro solidarietà. Per dire loro che non sono soli. Per dire che #RestiamoUmani. Come aveva già fatto Rossella Muroni, deputata Leu, mettendosi davanti ai pullman che trasferivano i migranti dal Cara di Castlnuovo di Porto.
È stata attaccata, Stefania Prestigiacomo. Dai partiti al governo, ma soprattutto è stata attaccata dal suo stesso partito. È anche stata attaccata di più perché donna: è un dato di fatto, lo dimostrano i post su Facebook e gli articoli su alcuni giornali. L’accusa che le è stata mossa? Essere infedele alla linea.
Ora, infedele a quale linea non saprei. Ma di certo Stefania Prestigiacomo a una cosa è stata fedele. A se stessa. Fedele e coerente. Perché la coerenza non si misura con l’aderenza allo statuto di un partito, neanche a quello del partito migliore. La coerenza si misura sulla capacità di distanziarsi dal gregge e pensare con la propria testa. Anche quando si è in netta minoranza, ancora di più quando a farlo si è da soli. Lo aveva già fatto in passato, Stefania Prestigiacomo, in tema di procreazione assistita. Oggi, semplicemente, applica lo stesso metodo di allora, quello di rispondere solo alla propria coscienza e a quella soltanto.
Non voglio difendere Stefania Prestigiacomo perché donna, perché bersaglio di commenti sessisti. La difesa dell’onorevole Prestigiacomo è la difesa di una persona.
Una persona che ha il coraggio delle proprie idee e il coraggio di cambiare strada, quando occorre. Che ha la capacità di saper andare controcorrente. Di osare, con il rischio di non essere capita. Con il rischio di sbagliare, anche, eppure con l’urgenza di doverlo fare lo stesso. Perché vale sempre la pena di farlo, un tentativo.
In questo mondo di oggi in cui la sinistra si è persa e non sa tornare. In cui la destra liberale e liberista non ha più voce, sopraffatta dalle urla del populismo più becero. In cui tutti noi fissiamo attoniti l’umanità disperata della Sea Watch, e un minuto dopo ci giriamo dall’altra parte, nuovamente persi dietro alle nostre piccole beghe di ogni giorno. In questo mondo, dicevo, di donne e di uomini come Stefania Prestigiacomo c’è sempre più bisogno. Chi la critica dove era, domenica pomeriggio, mentre lei guidava il gommone?
Ci vorrebbero più Stefanie Prestigiacomo, oggi, in Italia. Che sappiano imboccare il sentiero laterale: più difficile, ma più necessario. Chi la attacca manca di pensiero critico e di autocritica. Magari nel Pd, oggi, ci fosse qualcuno – o qualcuna? – capace di viaggiare, come diceva De André, in direzione ostinata e contraria. E magari avessero una Prestigiacomo anche la Lega, o il Movimento 5 Stelle.
Per fortuna sono sicura che @stefprest, di tutte queste critiche, non si cura. La immagino che sorride. E che pensa alla sua prossima battaglia.