Priscilla e Marta: in corsa verso le Olimpiadi del Softball

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Marta Gasparotto

“La mia storia con il softball nasce ancora prima di me, quando mio nonno fondò la società Cali Roma nel 1972. Sia lui che mia nonna giocarono rispettivamente a baseball e a softball per poi allenare mio papà e di conseguenza mia mamma, che si innamorò di lui tanto quanto di questo sport”, racconta, fiera, Priscilla Brandi.

Marta Gasparotto invece ricorda un evento di dieci anni fa: “Durante le qualificazioni olimpiche tenutesi a Ronchi dei Legionari nel 2007 ho avuto la possibilità di conoscere, da undicenne, l’allora capitana e interbase di ruolo (come me) della Nazionale Italiana. Nel corso della presentazione il mio allenatore di allora, lo stesso che mi aveva avvicinata al baseball e che aveva allenato anche lei nelle giovanili, scherzando le disse che nel futuro le avrei potuto “portare via” il posto in Nazionale, e questa specie di profezia sembra essersi avverata per ora”.

Priscilla Brandi di Roma e Marta Gasparotto di Gorizia sono due atlete accomunate da una profonda e radicata passione per il softball. Nonostante siano partite da due regioni tanto lontane, hanno avuto un percorso simile segnato da uno sfrenato amore per questo sport che ha portato entrambe a fare sacrifici importanti, ma sempre con il sorriso di chi sa cosa vuole.

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Priscilla Brandi

Priscilla ha cominciato da bimba giocando con i maschietti, fino a trovare un numero di compagne sufficienti per fare un campionato femminile. Nel 2008 la prima grande svolta della sua carriera sportiva, quando viene selezionata dall’allenatrice della nazionale per il progetto Accademia del Baseball e Softball a Tirrenia, dove ha vissuto concludendo gli ultimi 3 anni di scuola superiore e allenandosi ogni giorno con lo staff della nazionale. “Non nego che è stato un periodo duro da affrontare – ammette –  ma lo rifarei altre mille volte! Mi ha permesso di crescere sia come atleta che come persona”.

Marta Gasparotto

Marta Gasparotto

Anche Marta ha cominciato da piccola e dopo aver giocato in tutte le categorie giovanili è approdata in serie A. Nel 2016 ha ottenuto una borsa di studio per frequentare negli Usa il Chipola College di Marianna (Florida), dove ha giocato nel campionato NJCAA raggiungendo le finali nazionali. Rientrata in Italia, nel 2017 ha giocato con la squadra del Bussolengo (VR), conquistando le semifinali nazionali e soprattutto la vittoria nella Premiere Cup Europea (Coppa dei Campioni) ad Haarlem in Olanda.

Entrambe sono approdate in nazionale e ora si preparano alle Olimpiadi perché come racconta Priscilla “è una gioia indescrivibile perché se sei un’atleta è questo il tuo obiettivo, l’Olimpiade è il massimo a cui un’atleta può aspirare. Nel mio sport non è una cosa scontata, infatti Pechino 2008 è stata l’ultima occasione che abbiamo avuto per partecipare poiché dopo il Baseball/Softball è stato tolto come disciplina olimpica”. Il reinserimento nel programma olimpico del 2020 ha quindi ridato loro la possibilità di “inseguire il sogno e ci ha dato la carica che ci servirà per affrontare i prossimi 3 anni con la giusta determinazione”. Anche Marta è felice di questa nuova grande sfida anche se significa nuovi sacrifici: due, tre sedute settimanali in palestra, due in piscina e allenamenti giornalieri di battuta in previsione delle qualificazioni alle Olimpiadi di Tokyo del 2020.

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Per essere pronti a tifare per queste ragazze alle olimpiadi, forse conviene provare a conoscere meglio il softball. Si tratta di uno sport di squadra molto diverso dagli altri perché  contraddistinto da due fasi distinte. “Durante la prima l’atleta affronta completamente da solo l’intera squadra, nel momento della battuta contro nove avversari”, spiega Giuseppe Guilizzoni, fondatore nel 1967 del Baseball Novara, campione d’Europa come allenatore della Nazionale italiana e quinto a un Mondiale).

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Giuseppe Guilizzoni

“Negli altri sport di squadra – continua l’allenatore e atleta – ci sono invece alcuni giocatori di riferimento che per loro qualità individuali sono quelli che finalizzano il gioco: quelli che segnano i gol nel calcio, quelli che segnano i canestri nella pallacanestro, quelli che sono abili a schiacciare nella pallavolo. Gli altri compagni hanno responsabilità meno evidenti, sviluppando sì il concetto di squadra ma lavorando in funzione dei pochi che sanno segnare gol, infilare i canestri o schiacciare a rete . Nel Baseball invece quando sei a battere non puoi delegare ad altri la responsabilità di battere ma devi farlo tu: solo contro tutti” .

Durante la seconda fase, invece, le squadre si invertono e i nove giocatori in difesa devono collaborare per evitare che la squadra avversaria segni punti in battuta. “Queste due fasi – precisa Giuseppe Guilizzoni – rappresentano di fatto quello che il giovane, o la giovane, dovrà poi affrontare nella vita. Ci saranno momenti dove si troverà da solo ad affrontare un sistema e non potrà delegare ad altri la responsabilità di fare qualcosa. Ma questo lo dovrà fare senza dimenticare che vive in un gruppo, in una società, dove si troverà a dover collaborare con altri per arrivare al risultato positivo”.

Marta e Priscilla sono l’esempio vivente della determinazione per raggiungere un obiettivo ora condiviso in nazionale. Per loro il softball è una vera passione che come tutti gli sport trasmette attraverso delle regole pratiche valori chiave per la propria vita, come quello del sacrificio. “Un chiaro esempio – racconta Priscilla – è l’esecuzione del cosiddetto ‘bunt di sacrificio’, ovvero una battuta corta il cui scopo è quello di far avanzare sulle basi i propri compagni di squadra, anche a costo della propria eliminazione”.

Non so a voi, ma io non vedo l’ora che arrivi Tokyo 2020 per vederle all’opera.