Le donne in finanza battono gli uomini per performance. Dati alla mano!

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Tutta questione di performance, in finanza. E se è così, stavolta le donne hanno segnato un punto a loro favore: i fondi hedge gestiti da vertici al femminile hanno registrato performance doppie rispetto a quelli gestiti da colleghi uomini. L’indice Hfrx Women, che ha un panel di fondi gestiti da donne, ha registrato nei primi sette mesi dell’anno una performance del 9,95 per cento contro il 4,81 per cento dell’indice Hfri Fund Weightes Composite, che raccoglie tutti i fondi indipendentemente dalla strategia e dal genere del gestore. Non solo, i primi hanno una performance superiore ai secondi anche nell’arco del 2016, quando hanno chiuso con un +11,9 per cento. Lo stesso si dica se si va indietro con i dati dell’Hfrx Diversity Women index a tre, cinque e dieci anni. Non un caso, quindi, quello degli ultimi sette mesi.

Un duro colpo per un’industria che, come ricorda il Financial Times, è ormai definita “male, pale and stale” , vale a dire “maschile, pallida e stantia”. Certo le donne sono ancora molto sotto rappresentate nel settore: nel 2015 uno studio ha evidenziato come solo uno ogni 20 fondi hedge è guidato da una donna. Non che più in generale nell’industria del risparmio gestito vada meglio: in Gran Bretagna le donne ai vertici dei fondi sono una ogni 10, ma negli Stati Uniti è anche peggio con 184 donne su un totale di 7mila fondi. Proprio per questo le case di investimento stanno facendo la corsa ad assicurarsi le fund manager più talentuose.

Tutto perché le donne sono migliori negli investimenti? No, piuttosto c’è da considerare che fanno così tanta fatica ad arrivare ai vertici in un’industria ancora così maschile, che quelle che ci riescono sono, gioco forza, le migliori. D’altra parte se si esclude metà della popolazione da una professione, per forza di cose si rischia di tenere fuori dalla porta talenti validi.

L’industria lo ha capito e si è già mossa in questa direzione per sanare il divario. Un gruppo di società attive nell’asset management a livello europeo ha deciso di unire le forze a favore di un progetto per aumentare la diversity nel settore. E non si tratta di player di secondo piano. Aberdeen Asset Management, Schroders e Allianz Global Investors hanno deciso di porre fine al mito del club di soli uomini e anche un po’ datati. Così insieme ad una trentina di altre società hanno siglato il Diversity Project, che si pone l’obiettivo di puntare a una maggiore diversità a partire dalla selezione all’ingresso. Diversità, naturalmente, non solo di genere ma anche di etnia, età, orientamento sessuale, disabilità ed estrazione sociale. I buoni propositi ci sono, ora il tempo ci dirà se resteranno solo sulla carta.