Il lusso della mancanza: è uno strano punto di vista quello che stiamo per esplorare con Michela Marzano. Se consumismo e benessere hanno finito per far coincidere appagamento e riempimento, spostare l’attenzione dal pieno al vuoto, più che una provocazione, è una vertigine. Eppure, come dicono gli esperti di tao, è il non-c’è del vaso che lo rende vaso, il non-c’è della casa che ne fa una casa, cioè uno spazio da abitare e non delle semplici pareti. Marzano, che insegna filosofia morale all’Università di Parigi Descartes, lo spiega con sguardo occidentale e le parole della psicoanalisi e di Jacques Lacan: “Siamo vincolati a un desiderio che è sempre desiderio di altro”, quello che ci caratterizza come esseri umani è l’insieme delle qualità e delle cose che non abbiamo e che non siamo, molto più di quello che siamo riusciti a realizzare, possedere, persino ad essere.
Siamo sedute a un caffè in piazza Scala a Milano, ha appena terminato la presentazione del suo ultimo libro, L’amore che mi resta e cominciamo a parlare proprio a partire dalla sua copertina, un’illustrazione di Emiliano Ponzi, che ritrae una donna intenta ad abbracciare il ritaglio di un’assenza, un buco che ha la forma di una persona. La storia ruota intorno a quest’abisso: il niente, inspiegabile e inaccettabile, aperto dal suicidio di una figlia. La vicenda di un’adozione finita in tragedia. Il lento, faticoso lavoro del lutto, lo sforzo di ritessere, attorno alla voragine, non un senso, ma la rete che la tiene dentro e consente di attraversarla, più e più volte, senza caderci dentro, senza finirci annientati.
Che relazione ci sia fra un libro tanto intenso e doloroso e un’intervista dedicata al piacere, alla bellezza, alle “cose per cui vale davvero la pena di vivere”, emerge parlando via via. Michela Marzano ripete spesso, citando Camus, che il principale compito della filosofia è «nominare in maniera corretta le cose, un modo per tentare di far diminuire la sofferenza e il disordine che ci sono nel mondo».
Dunque parlando di ricchezza e felicità non può far a meno di ribaltare lo sguardo: «Non si è mai abbastanza ricchi, mai abbastanza felici, mai abbastanza soddisfatti. Anche chi ha tanto, chi sembra avere il meglio che si possa desiderare, in realtà ha tutto tranne quella cosa lì, proprio quella che vorrebbe più di ogni altra. Per quanto si sia fortunati, nella vita manca sempre un pezzo ed è sempre quello che sentiamo fondamentale. Camille Claudel, in una lettera a suo fratello, diceva che “c’è sempre qualcosa di assente che ci perseguita”. Come essere alle prese con un puzzle che non finisce mai… La vita è impastata di mancanza».
Rassegnarsi all’incompiutezza non è però una rinuncia. Il desiderio inesauribile di essere migliori è una spinta, uno stimolo, positivo fino a che non si trasforma in ossessione, incapacità di riconoscere i propri limiti, accettarli, e persino amarli.
«Il senso della vita è vivere», continua Marzano. «L’importante non è perché, ma come. Per questo l’amore è tutto ed è più importante del desiderio. Non ripara, non risolve, non riempie, non è la risposta a quello che non abbiamo avuto… Eppure una persona che ti ama per quello che sei, ti regala la libertà di essere autentico, affrancato dal dover essere, ad ogni costo, diverso, superiore, adeguato».
*L’intervista completa a Michela Marzano è pubblicata sul numero di luglio di How to Spend it in edicola