Metti un Paese come il Pakistan dove le parlamentari sono più presenti in aula dei loro colleghi maschi (76 contro 64%). Metti un manipolo di nazioni dove i diritti delle donne (e purtroppo non sono quelli) non sempre vengono rispettati: Iran, Iraq, Turchia, Giordania, Myanmar, Indonesia, Nepal, Sri Lanka, Maldive. Aggiungici qualcuno di più larghe vedute, come le australiane e le rumene. Shakerate il tutto: il risultato è una delle più grandi convention delle parlamentari dei Paesi emergenti che la storia recente ricordi.
Oggi è l’ultimo giorno del loro meeting: Da lunedì sono riunite a Islamabad, la capitale del Pakistan, per discutere dell’importanza delle donne nel promuovere la democrazia. Di questi 12 Paesi, la maggior parte sono arabi e islamici. Tutte realtà dove le donne sono lontane dalla parità formale e sostanziale. E loro ci provano, a richiamare l’attenzione sul loro ruolo.
Decine di parlamentari donne, arabe, emergenti, che scelgono di marciare insieme sono una bella immagine della primavera alle porte. Poi scopriamo che a chiamarle a raccolta è stata Maryam Nawaz Sharif, il cui principale merito è quello di essere la figlia del primo ministro del Pakistan, e anche piuttosto chiacchierata. Il familismo al potere, un grande classico della democrazia zoppa. E allora a malincuore ci rendiamo conto che il sole è ancora pallido e che la primavera è ancora lontana.