L’uomo è in piedi, accanto al letto. Nella mano, grande, tiene quella di lei che è quasi scomparsa, persa sotto le coperte, tra i macchinari che incombono. Solo gli occhi sono grandi, immensi, fissi in quelli di lui.
Quanto dura un secondo? Se lo chiedono entrambi, entrambi si rispondono che non lo sanno, senza dirlo. Lui una cosa la sa, però. Sa di non voler chiudere le palpebre perché ha paura che le chiuda anche lei, e allora resiste, è un modo per tenerla con sé ancora un attimo, un secondo.
Quanto dura un secondo? Il secondo in cui saluti una persona che ami dura quanto la vita trascorsa assieme. E’ il secondo che riassume tutti i secondi, quello in cui ci si è scelti, quelli in cui sono venuti al mondo i figli, quelli in cui si sono cambiati città e lavoro. Entrambi pensano al secondo in cui hanno scoperto che avrebbero avuto un compagno di viaggio cattivo e ingombrante, la malattia, ed entrambi cancellano il secondo in cui, maledizione, hanno avuto la certezza che di quel compagno di viaggio non si sarebbero più liberati.
E poi ci sono tutti quei secondi insignificanti, plaid e divano, l’ossatura delle giornate passate assieme, i momenti rubati al lavoro, alla totalizzazione dei bambini. In quel momenti, genuinamente, sono stati solo loro, davvero loro. Lui e lei, e tutto il mondo altrove. Se dovessero scegliere, se potessero scegliere, sarebbero proprio quei momenti piccoli che vorrebbero dilatare, rendere infiniti in quest’ultimo secondo, non quelli che timbrano l’avvenire, ma quelli che lo tessono, e che sono trama del presente.
Quanto dura un secondo? Dura il tempo in cui gli occhi di lui si riempiono di lacrime perché non ce la fa più a tenerli aperti, bruciano da non poterne più, troppa veglia e troppo dolore, e non la vede più, sfumata in un velo, persa in una nebbia che la rende più reale e presente che mai. Lei gli stringe la mano, gli dice cosi che il tempo non ha senso, non esistono più qui ed ora.
Poi chiudono gli occhi. Insieme. Nello stesso momento. Nello stesso secondo.
Quanto dura un secondo?
A Wondy, dalla squadra di Alley Oop buon viaggio. Faremo tesoro di quanto ci hai insegnato.
