Behnaz Shafiei potrà finalmente gareggiare in modo legale. La 27enne iraniana, unica professionista di motocross nel Paese, potrà finalmente scendere in pista e giocarsela in gare ufficiali perché la Federazione motociclistica e automobilistica della Repubblica Islamica ha deciso di aprire i circuiti alle donne, dando un segnale di rottura rispetto alla tradizione del Paese che non permette alle donne di farsi vedere alla guida di una moto.
“Speriamo di poter vedere donne iraniane che competono nel campionato nazionale”, ha detto Mahmoud Seydanlou, capo della Federazione. La prossima sfida saranno i mondiali, ma a quanto sembra c’è da aspettare. Intanto questo primo passo, secondo Seydanlou, “può spianare la strada alla partecipazione ai campionati mondiali”.
La tv iraniana trasmette raramente sport femminili. Il simbolo del motocross in ‘rosa’ in Iran è proprio Behnaz Shafiei, che sulle moto corre da più di 15 anni e che sinora si allenava su una Suzuki 250, come ha raccontato l’anno scorso alla Bbc, alla periferia di Teheran con i capelli nascosti sotto al casco, e al velo. Prima di lei la 28enne Nora Naraghi, nata in una famiglia di motociclisti e figlia di un’appassionata delle due ruote come Shahrzad Nazifi, vinse un campionato di motocross nel 2009, ma poi fuggì negli Stati Uniti per realizzare davvero il suo sogno.
Un nuovo segnale di cambiamento in un Paese, in cui le donne possono vedersi confiscata l’auto se sono alla guida con il capo non completamente velato. Le proteste contro l’obbligo ad indossare il velo, peraltro, non si placano e assumono forme nuove, come la campagna sui social media delle foto di uomini velati, in solidarietà delle donne iraniane, lanciata dalla giornalista Masih Alinejad con l’hashtag #meninhijab nel luglio scorso. In precedenza, sempre Masih, aveva lanciato la campagna di foto di donne senza velo con lo slogan “My Stealthy Freedom”. L’alleanza con gli uomini sembra ora la carta da giocare per traghettare il Paese verso nuovi orizzonti.