La famiglia ideale? Impariamo dai fenicotteri (e a evitare il maschio tapiro)

Ester ha due settimane di vita, e già corre su e giù per il proprio reparto con l’energia di un cucciolo assetato di scoprire. Mamma Irene non le permette mai di allontanarsi troppo da sé, papà Rondel sembra accettare di buon grado il ruolo che gli è stato imposto dall’istinto di protezione materna: defilato e assente dalle cure parentali, sonnecchia all’ombra.

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Questa è una famiglia di tapiri, e abita al Parco Natura Viva di Verona. Il tapiro è un grande mammifero solitario: le cure parentali vengono svolte solo dalla mamma in modo autonomo come nella maggior parte delle specie solitarie, dove il papà si occupa principalmente di “disseminare”, ovvero trovare più femmine per avere una maggiore distribuzione possibile dei propri geni, e non può “perdere tempo” ad occuparsi dei piccoli che nascono. In natura il maschio di tapiro non si occupa delle cure parentali perché impegnato a cercare altre femmine con cui accoppiarsi, senza seguire una particolare stagionalità: va alla continua ricerca di “partner occasionali”. Alla base di questo comportamento c’è un periodo di gestazione molto lungo, che può arrivare fino a 14 mesi: se il papà si occupasse delle cure parentali, dovrebbe stare con una femmina molto a lungo prima di potersi riprodurre nuovamente, e nell’arco della sua vita il maschio avrebbe quindi poche opportunità di diffondere i propri geni. Ecco il perché della strategia adottata dalla specie. Nei giardini zoologici, invece, si preferisce gestire specie solitarie in coppia perché questa modalità sembra essere importante per innalzare il benessere degli individui  e Rondel sembra accettare di buon grado questo ruolo di “compagno fisso” di Irene ( ma ronfa lo stesso).

Casuario

Casuario

Non è il caso dei casuari, anch’essi solitari, dove è la femmina ad utilizzare la strategia della disseminazione e a garantire che i propri geni vengano distribuiti il più possibile. Infatti è proprio lei a cercare più maschi con cui accoppiarsi per poi deporre le uova e lasciare la cura delle uova e l’allevamento dei piccoli al maschio, per andare alla ricerca di un nuovo compagno.

Anche in alcune specie sociali, pur formando gruppi familiari, spesso i maschi non si occupano della cura della prole in forma diretta. Tuttavia la presenza del maschio garantisce una protezione ulteriore ai piccoli e alla femmina e si potrebbe parlare quindi di cure parentali indirette. Vi sono poi specie in cui le cure parentali vengono svolte in collaborazione con il papà. Ne sono un esempio i fenicotteri, dove sia nella cova dell’uovo che nella cura del pulcino la distribuzione delle cure parentali è circa al 50%.

fenicoInfine, ci sono specie dove è principalmente il papà ad occuparsi dei piccoli, mentre la mamma li prende sono per allattarli. Un esempio fra tutti i tamarini; queste piccole scimmie del Sudamerica vedono i papà delle diverse specie occuparsi in modo attivo dei piccoli che solitamente sono due. Lui li tiene con sé trasportandoli ovunque e lasciandoli alla mamma solo al momento dell’allattamento. Questo perché, essendo generalmente due i piccoli che nascono ad ogni parto, la mamma spende già molte energie per l’allattamento e quindi il papà può occuparsene la restante parte del tempo per garantire il recupero delle forze da parte della madre.

tamaI tamarini poi sono davvero speciali; vivono appunto in gruppi familiari molto numerosi , dove tutti gli individui si occupano della cura dei piccoli  facendo così esperienza di cure parentali molto prima di avere una propria famiglia. C’è da dire che in casa tamarino il papà è certo che i piccoli siano i propri piccoli. In altre specie, come ad esempio le bertucce, il maschio dominante si occupa dei piccoli difendendoli e aiutando di tanto in tanto le mamme per il trasporto dei piccoli, pur non avendo la garanzia che siano i propri figli. Ma è proprio questa non certezza della paternità che rende il maschio attento a tutti i piccoli della colonia. In questo modo è scongiurato il rischio che il proprio piccolo sia in pericolo di vita. Sempre per garantire una maggior diffusione possibile dei propri geni.

Grazie a Caterina Spiezio, responsabile del settore ricerca e conservazione del Parco Natura Viva, e a Elena Livia Pennacchioni, instancabile nel raccontare storie… bestiali.

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Famiglia tamarini

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Famiglia fenicotteri